Denunciare? Non è così facile

Perché talvolta risulta difficile denunciare chi ci ha arrecato un danno? Soprattutto quando il danno è morale, o psicologico, quando si tratta di una truffa, un sopruso, qualcosa di non tangibile che però sappiamo aver compromesso la nostra salute, sembra che molte persone evitino di raccontare quanto accaduto loro. Da un lato può essere la paura a tenerle imbrigliate, non vogliono che la persona denunciata possa continuare a far loro del male, o magari temono che rivelare la propria storia significhi svelare parti di sé che vorrebbero solo chiudere in fondo a un cassetto. Penso alle vittime di stalking, ma anche agli anziani truffati da improbabili amici di nipoti in cerca di soldi.

Penso a chi affida la propria storia alle mani di una persona che si spaccia per psicologo e poi non lo è davvero. Penso a chi si ritrova password e messaggi privati violati, a chi riceve mail anonime, a chi si ritrova pezzi di vita privata denigrati su un social network.

Insomma, a tutti quei casi in cui ad essere violata è la privacy, ma non solo. Perché dietro a questi atti c’ è la violazione della persona, la distruzione del senso d’ identità. Le vittime faticano a definirsi tali, portano dentro il senso di colpa per essersi lasciati attaccare e atterrire, tendono a proteggere chi ha violato la loro esistenza perché poi in fondo, se all’ inizio si sono fidate, qualcosa di positivo in quella persona c’ era.

Allora è anche giusto pagare la propria ingenuità ed è molto difficile raccontare della propria vulnerabilità. Ci sono svariati studi sull’identificazione con l’ aggressore, ma nella mia mente ci sono i volti di persone che hanno subito e hanno taciuto. La loro fatica ad accettarsi come vittime, l’identità lacerata dal senso di impotenza, le autocritiche spietate, il voler salvare l’altro. I mezzi di comunicazione oggi ci permettono una vita sul filo della legalità e tendiamo a considerare “normali” certe aggressioni al nostro privato. Non mi preoccupa tanto la scelta di non denunciare, quanto l’idea che se ci rubano degli oggetti siamo pronti a difenderci, mentre per difendere noi stessi spesso siamo senza armi e chiavi di lettura. Non si tratta solo di rivolgersi alla giustizia, ma di trovare almeno un luogo protetto in cui condividere, e ricostruire.

Dott.ssa Paola Pugina www.psicoterapeuta-pugina.it

Paola Pugina

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