Dolore utile se non si pensa troppo

Si dice che soffrire appartenga alla vita, che aiuti a crescere, a formare il carattere, a smettere di camminare su strade sbagliate per noi. Secondo molti, provare dolore è necessario per poter provare poi felicità. Talvolta la sofferenza psicologica è così intensa che leva fiato, respiro, vita. Quando ci chiedono se passerà, rispondiamo, basandoci sulla nostra esperienza, che certamente prima o poi se ne andrà.

Non sappiamo dire quando, talvolta neppure come, ma a un certo punto ci sveglieremo e respireremo di nuovo. Ricadremo, resterà una cicatrice a ricordarci chi siamo e cosa abbiamo attraversato. Talvolta sentiremo ancora indolenzite le nostre parti interne e talvolta ci sentiremo fortissimi proprio perché siamo riusciti a passare oltre.

Ma tutto il dolore che proviamo è sempre necessario? Dare un senso e un nome ai nostri tormenti ci avvicina sempre più al nostro mondo interno, portandoci a percepirci come persone sempre più ricche e complete. E chiudere ermeticamente il rubinetto delle emozioni, o distrarsi bevendo, facendo tutt’ altro, non è certo la strategia più efficace per accettare e superare le nostre ombre.

Detto questo, davvero tutto il dolore che proviamo è utile? O a volte ci crogioliamo in sofferenze aggiuntive, che accrescono solo il nostro malessere, senza permetterci i passi necessari a ritrovare il nostro benessere? Spesso i nostri pensieri partono per la tangente, trascinandosi dietro preoccupazioni, angosce e malesseri che poco c’entrano e che andranno affrontati dopo, ma non si possono risolvere o affrontare tutti insieme.

Se cado e mi faccio male provo dolore. Questo è utile, mi dice dove mi sono ferita. Se sento anche un malessere psicologico, forse la botta si porta dietro qualcos’altro. Magari provo vergogna per essere inciampata, mi sento afflitta. Questo dolore è utile, dice qualcosa di me e una volta identificato posso affrontarlo. Se inizio ad angosciarmi su quanto male mi sarei fatta se fossi caduta poco più a destra, o su come sia possibile che sia caduta… mi sento peggio. E questi pensieri non placano il dolore fisico, né migliorano il mio stato emotivo. Chiediamoci davvero cosa ci sta ferendo. Localizziamolo. Accettiamolo: che siamo caduti non possiamo cancellarlo. Risolviamo questo per prima cosa. Tutto il resto arriva dopo.

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Paola Pugina

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