Finisce l’amore e il cuore si spezza

Perdere la persona amata spacca il cuore. Si colloca, da sempre, l’amore in quel muscolo che batte e dona un ritmo più o meno costante alle nostre giornate. Anche lo stomaco, con le sue farfalle svolazzanti nella fase dell’ innamoramento, ha un suo ruolo nelle descrizioni di questo sentimento ma tendenzialmente l’ organo delle emozioni è considerato proprio quello che disegnamo.

Da sempre si dice che ci fa male il cuore quando qualcuno se ne va. Ora una ricerca dimostra che nei sei mesi successivi alla morte del coniuge, sale la percentuale di rischio di infarto. Viceversa, chi invecchia accanto al proprio marito o moglie, sembra godere di una salute migliore. Talvolta leggendo queste ricerche sorrido, perché mi viene sempre da pensare che non serviva andare in laboratorio per qualcosa che tutti noi conosciamo così bene: il mal d’ amore.

Chi non ha mai detto : «Mi si spezza il cuore?». Chi, dopo la fine di una relazione, non è andato dal medico per strani dolori al petto, mancanza di respiro, riportando a casa elettocardiogrammi perfetti ed analisi impeccabili? Se non ne abbiamo avuto esperienza diretta, conosciamo sicuramente qualcuno che alla fine di un amore non si è limitato ad essere triste, ma ha sentito debilitarsi anche il corpo. Non accade solo per amore, accade anche di ammalarsi per il lavoro, o per lo stress cronico. Le emozioni hanno un legame imprescindibile col nostro corpo.

Ecco allora quei mal di testa che ci rendono la vita impossibile, le coliche, le dermatiti e qualunque altro tipo di disturbo per il quale difficilmente si trova una causa puramente organica. Ora, io non credo che chi si ammala abbia una responsabilità diretta. Intendo dire che sicuramente curarsi dei propri stati d’animo aiuta a mantenere uno stato di buona salute -e vale anche il contario chiaramente, se nutriamo bene il nostro corpo anche la nostra mente ne trae dei benefici. Ma l’ Inghilterra, con l’ introduzione dello psicologo di base e con una cultura centrata non solo sugli organi ma sul sistema persona, ha ridotto la spesa pubblica per gli esami medici. E se uno psicologo non può prevenire un infarto, può aiutare la persona a sentire il suo dolore e a simbolizzarlo, magari alleggerendo l’ organo che si sta ammalando in quel momento.

Dott.ssa Paola Pugina

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Paola Pugina

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