Expo sì, Expo no: balletto di verità sui nostri giornali

Cara Provincia, come è possibile che il giudizio e perfino le cifre degli spettatori presenti a Expo (secondo alcuni sarebbero addirittura gonfiati) cambiano in base al giornale che compro o al telegiornale che ascolto? Sono un cultore delle Esposizioni universali, scopro qualcosa di nuovo e di diverso – anche per il mio lavoro, sono un imprenditore nel ramo dei servizi e dell’energia rinnovabile – e sono stato addirittura a Shanghai, prima ancora a Lisbona, ma pure a quello che cambiò

il volto di Siviglia, per dire. In nessuno di questi paesi ho notato una divisione netta tra disfattismo totale e orgoglio nazionale come quella che caratterizza i mezzi di informazione italiani. Ma qui esiste l’obiettività e il giudizio non drogato dall’appartenenza o dagli editori, o partiti, di riferimento? La verità su Expo devo andare forse a leggerla su “Le Monde” o “The Guardian”? O magari basta un giornale di provincia come il vostro, senza padroni che ordinano di bollare o esaltare Expo?