Qui il profugo c’è. A noi non resta che gestirlo bene

Una bella notizia per la nostra economia: evviva, perché abbiamo scoperto l’acqua calda, ovvero che l’accoglienza è un business milionario certificato, e quindi i soliti benpensanti che gestiscono i migranti possono ufficialmente unire ai buoni propositi anche qualcosa di concreto. Il tutto lo abbiamo già visto con la mafia capitale.
Quando i numeri dei bisognosi d’accudire sfuggono di mano è inevitabile che i controlli sui reali e giustificabili giri di soldi vengano fatti a spanne. E poi, chi controlla i controllori?
Un vecchio detto lombardo diceva “dùra guera che mi resisti” e ad agosto, mentre la gente si dedica alle meritate ferie, gli scafisti invece fanno gli stakanovisti. E pensare che 35 euro al giorno farebbero la felicità di molti dei nostri anziani, ma alle varie organizzazioni umanitarie con quelli del posto in difficoltà, viene il braccino corto del tennista.

Enzo Bernasconi

(a. ali.) Un altro detto lombardo dice: “Ogni limon el gh’à la sua part de bon”. L’accoglienza dei cosiddetti profughi – che, poi, sono in gran parte clandestini – sul nostro territorio è imposta da Roma, sulla base delle indicazioni di un governo votato dal parlamento democraticamente eletto. C’è poco da fare, se non ingoiare il rospo. L’ennesimo, peraltro. Questo rospo quantomeno arriva tutto pagato da Roma, con i soldi dell’Ue. Possiamo accettarlo, governando il problema, e magari facendo in modo che quei 35 euro al giorno a migrante accolto possano generare ricadute positive per il territorio (posti di lavoro e quant’altro, ma anche risorse da reinvestire su altre emergenze sociali, come dimostra il caso di Comerio) oppure continuare a combattere contro i mulini a vento. Qualcun altro se ne occuperà.