“Un rituale massonico dietro l’omicidio di Carla”

COCQUIO TREVISAGO L’ombra inquietante di un rituale massonico dietro l’efferato omicidio di Carla Molinari? L’ardita tesi – da prendere ovviamente con le pinze – è sostenuta dall’avvocato e docente a contratto all’università di Teramo, Paolo Franceschetti, titolare dell’omonimo blog su internet che si occupa prevalentemente di mafia e massoneria, nonché direttore scientifico della rivista Altalex e autore di diversi saggi giuridici. Tra i tanti casi che Franceschetti sta seguendo e analizzando, c’è anche quello dell’omicidio efferato di Carla Molinari, l’anziana di Cocquio Trevisago massacrata nella sua villetta lo scorso 5 novembre e mutilata delle mani da un killer feroce di cui ancora non si conosce l’identità.

L’avvocato analizza tutti i particolari emersi dall’omicidio della pensionata di 82 anni. «Per il taglio delle mani posso avanzare due ipotesi che in realtà coesistono: le hanno fatto il rito della mano di Gloria, di cui ho già parlato nel mio blog, oppure gli assassini hanno mandato un messaggio in codice che occorre decriptare» afferma Franceschetti, il quale spiega che «il rito della mano di Gloria è riconducibile ai delitti commessi dalla Rosa Rossa, una società

massonica che si ispira al contrappasso dantesco e, guarda caso, la villetta della vittima si trova proprio in via Dante Alighieri». Insomma si tratterebbe di un delitto in stile massonico che affonderebbe le sue radici nell’esoterismo. «La pista esoterica sembra fantasiosa ai più; ma – si chiede Franceschetti – non è forse più fantasioso pensare che un ladro si sia introdotto in casa di una donna, poi per depistare le abbia mozzato le mani, operazione che potrebbe provocare un lago di sangue che schizza ovunque, e che si riuscito a fuggire indisturbato nonostante fosse coperto di sangue dalla testa ai piedi, ovviamente portandosi le mani con sé e ovviamente per pura coincidenza in via Dante?».

L’avvocato analizza poi altri dettagli emersi sinora dalle indagini, come il tentativo di sgozzare la vittima. «La donna è stata prima soffocata – ipotizza Franceschetti – poi è stata portata altrove e lì l’hanno mutilata tagliandole le mani, dopodiché è stata riportata nella sua casa; è previsto dai rituali di questa organizzazione». L’avvocato dice la sua anche sull’ipotesi che possa essere stata una donna a commettere l’omicidio. «Il delitto è stato sicuramente compiuto da più persone – conclude Franceschetti – nella Rosa Rossa ci sono sia uomini che donne; se fosse vero che qualcuno è entrato in casa e le ha tagliato le mani ci sarebbe sangue ovunque, compresa la porta di casa e il cancello. La vittima è stata senz’altro uccisa altrove». Una tesi suggestiva, anche se difficile da provare alla luce degli elementi emersi fino ad ora. Certo che il giallo di Carla Molinari continua a colpire l’immaginario, anche fuori dai confini della provincia di Varese. Alla esasperante ricerca di un perché. E di un assassino ancora senza volto.

b.melazzini

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