Mafia a Lonate Pozzolo “Cittadini venite al processo”

LONATE POZZOLO Processo «Bad Boys»: in aula tra il pubblico Massimo Brugnone, coordinatore regionale dell’associazione contro le mafie «Adesso Ammazzateci Tutti», e Fabio Abati, giornalista e autore con Igor Greganti di «Polo Nord-La terra dei padrini del Sud», libro che tratta appunto delle infiltrazioni mafiose in terra padana. Entrambi arrivati per assistere all’udienza del processo con 16 indagati di cui 9 accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Brugnone a Busto è arrivato con un “piano”:

«Portare in aula tutti i lonatesi onesti, soprattutto i più giovani. Per restituire loro fiducia nelle istituzioni. Per mostrare loro come funziona un processo per associazione a delinquere di stampo mafioso». Queste parole sono più di un appello: «Ci stiamo organizzando per attuare quello che riteniamo un progetto di educazione alla legalità – dice Brugnone – Puntiamo ai ragazzi in aula perché i più giovani possano essere leva su chi la mafia la subisce senza parlare. Io credo ci sia due tipologie sociali: quelli che ignorano cosa sia la mafia e quelli che, invece, restano in silenzio e versano il pizzo. Penso che mostrando come la giustizia si attui in questi casi, possa restituire fiducia ai secondi, magari allontanando la paura, e accrescere la consapevolezza dei primi, che possano imparare a riconoscere e a non accettare determinate dinamiche».
La prossima udienza in calendario è il 12 ottobre: «Vogliamo incontrare al più presto il consigliere che ha segnalato quanto accadeva a Lonate quando nessuno degli imprenditori, degli artigiani e degli esercenti finiti nell’elenco delle parti offese, si faceva avanti – spiega Brugnone – Vorremmo portare Lonate in aula anche attraverso questo tipo di contatti. Questa può essere un’occasione storica per il territorio: è il primo processo di questo tipo ad essere celebrato qui. Può essere l’opportunità che attendevamo per scuotere le coscienze e fare muovere qualcosa».
In sintesi Brugnone promuove un’operazione culturale: mostrare cosa accade in un processo può restituire fiducia nelle istituzioni e può vincere la paura. «Non è un caso – aggiunge il coordinatore regionale di Adesso Ammazzateci Tutti – che su quaranta parti offese soltanto in cinque si siano costituiti parte civile».
Parti civili che «non hanno ricevuto pressioni – precisa l’avvocato Cristina Marrapodi, che ne rappresenta due – e che si sono costituite in nome della giustizia dopo aver collaborato alle indagini. Non c’è alcuna volontà di ritorsione nei confronti di nessuno».
Di parti offese, ieri in aula, ha parlato anche il difensore Ludovico Mangiarotti: «Li chiameremo a testimoniare perché possano smentire le accuse».
Mentre lo scrittore Abati compie un’analisi territoriale: «Tra ciò che accade qui e ciò che accade a Brescia o sul Garda non c’è differenza – dice il giornalista – Identiche sono le dinamiche, gli obiettivi e le modalità di infiltrazione. Ci sono personaggi che si incontrano e decidono strategie su vasta scala: una spartizione del territorio al Nord pianificata da tempo, come hanno rivelato alcuni collaboratori di giustizia già a partire dagli Anni ’80. Io credo che esista un livello superiore a questo; persone che hanno gli agganci per vincere appalti, pianificare il riciclaggio di molto denaro. Io spero che la magistratura non si fermi qui, ma che vada a stanare i collegamenti meno evidenti e più profondi, che portano grandi cifre nelle casse della criminalità organizzata».

e.marletta

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