Zagatto senza veli sulla Lega: “Avanti e così e va alla rovina”

VARESE (m.tav.) «Un comportamento tipicamente democristiano. Tra l’altro trincerandosi dietro alla segretezza, nemmeno il coraggio di farlo a viso aperto». Il giorno dopo il siluramento, l’ex assessore ai lavori pubblici Gladiseo Zagatto non torna indietro rispetto alle dichiarazioni (vedi www.laprovinciadivarese.it) fatte a tarda notte, dopo che il direttivo cittadino aveva deciso che sarebbe stato lui a dovere fare posto alla quota rosa.

Zagatto, sono parole forti. Dettate dalla rabbia? «Guardi, sarei ipocrita se dicessi che non ci sono rimasto male. Ma per queste cose l’amarezza dura qualche giorno, poi tutto torna come prima. Non sono certo le cose importanti della vita. Anche se mi pesa il fatto di essere stato trattato in questo modo».

Che cosa in particolare? «Del posto in giunta non me ne frega niente. Mi amareggia però l’opinione del mio partito, che dopo 5 anni, con il lavoro che ho fatto, mi ha dato il benservito. Sono stato trattato alla stregua di chi non ha fatto niente. In 5 anni sono stato disponibile con tutti, ho lavorato al meglio sono stato sempre presente in Comune ed in sezione».

Quindi avrebbero dovuto tutelarla? «Penso che i due uscenti, in virtù dell’impegno che hanno messo nella passata amministrazione, dovevano essere tenuti in considerazione».

Invece, a scrutinio segreto, hanno deciso di farla fuori… «Evidentemente ho pagato il mio non essermi schierato con certi poteri».

Ovvero, con una specifica corrente? «Correnti è una parola che non mi piace. Ogni volta che se ne parlava in Lega, Bossi dava il benservito a tutti. Purtroppo, ormai, scenari di lotte nazionali si sono ripercosse anche nella nostra sezione cittadina».

Giorgettiani e reguzzoniani? «Diciamo che ci sono due aree. Una è quella delle persone vicine a Maroni, Giorgetti, Fontana e Candiani, nella quale mi ritrovo. Poi c’è quello che i giornali hanno chiamato cerchio magico, che ha punto di riferimento Reguzzoni».

Però la sezione di Varese dovrebbe essere vicina a Maroni? «Forse la maggior parte dei militanti».

Diceva di essere stato colpito per la sua vicinanza al sindaco? «Ritengo che il fatto che abbiano deciso di tenere fuori me non è una questione nei miei confronti, ma un messaggio diretto al primo cittadino».

Forse non sono piaciute ai dirigenti le sue posizioni critiche nei confronti delle trattive? «Mi possono rimproverare tutto, ma non che non sono un uomo sincero. Io dico le cose come stanno. E se c’è qualche errore lo evidenzio. Fina dall’inizio, al tavolo con il Pdl, La Lega ha voluto fare i conti come i democristiani, ovvero puntare a 4 assessorati, quando ne bastavano 3, in modo da portare a casa deleghe più pesanti. Invece si è voluto portare a casa più poltrone. Una logica da spartizione di potere che la gente non vuole più vedere. Ed il voto lo ha dimostrato. Ma questo solo il sindaco lo ha capito».

Gli altri no? «Mentre il mondo cambia, la gente boccia la vecchia politica, a Milano un uomo dei centri sociali mette un democristiano in giunta, a Varese si fa la conta delle cadreghe come sempre. È l’inizio della fine. Avanti così la Lega finirà».

Resterà in consiglio o si dimetterà? «All’inizio volevo dimettermi, ma poi mi sono reso conto che restare è un atto di rispetto per i cittadini che mi hanno votato».

Cosa ne pensa della squadra di giunta? «Non mi esprimo su persone che non conosco. Posso parlare solo di Baroni, con cui ho collaborato, e che reputo una persona preparata. E lo stesso di Binelli, uomo capace che sarà in grado di stendere un ottimo Pgt».

e.marletta

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