La vedova del vigilante suicida: “Non criminale, solo disperato”

MALGESSO «Non voglio dire niente, lasci perdere»: è perentoria al telefono Antonietta Parenti, la vedova di Raffaele Crispino, l’ex guardia giurata che ha concluso la propria esistenza a soli 37 anni martedì mattina in un motel alle porte di Como, sparandosi un colpo alla testa con quella stessa pistola che aveva rapinato il giorno prima all’ex collega di Sicuritalia in servizio di piantonamento in via Robbioni a Varese.

Poi ha un attimo di esitazione prima di chiudere la comunicazione, solo il tempo per cercare di riabilitarne la memoria agli occhi di chi ha il compito di riportare al pubblico i particolari di una vicenda dai contorni drammatici, che per una mattina ha tenuto col fiato sospeso una città intera: «Voglio solo dirle una cosa, mio marito non era né un ladro, né un delinquente o un serial killer. Era solo una persona disperata che ha compiuto un gesto inconsulto».

Quel gesto disperato lo ha voluto compiere lontano dalla casa nella quale lui aveva condiviso con la sua famiglia anche momenti di gioia. Ricordi che vanno indietro nel tempo: ultimamente Raffaele e Antonietta si erano separati, la piega che avevano preso gli avvenimenti non poteva stare bene alla donna. Eppure, almeno un tratto della vita che hanno trascorso insieme è stata anche bella e felice, come ci riporta la foto del giorno delle loro nozze. Ed era pure basata su un progetto, con la nascita di un figlio. Quel figlio di otto anni che la madre ha voluto giustamente proteggere da quanto stava accadendo.

Eppure le premesse per vivere senza troppi pensieri vi erano tutte. Un buon lavoro come caporeparto alla Whirlpool, dove pure la moglie aveva trovato impiego, e tanti sogni e speranze per il futuro. Forse, però, Raffaele si era fatto prendere troppo la mano con le spese: «La sicurezza economica lo ha spinto a fare il passo più lungo della gamba» dice il suo avvocato Mauro Pagani. E quando lui e la moglie si sono trovati senza lavoro, ecco che nella sua mente ha cominciato ad insinuarsi un tarlo, che non lo ha abbandonato nemmeno quando ha ritrovato un impiego, come guardia giurata appunto, e con esso un’entrata sicura. Il pensiero delle rate che non riesce ad onorare, debiti contratti con la formula dei finanziamenti per l’acquisto di beni di genere vario, lo tormentano non gli danno tregua.

E così le cose cominciano a precipitare. L’avvocato Pagani ne aveva assunto la difesa lo scorso giugno, quando venne arrestato per la rapina fallita alla farmacia di Cocquio Trevisago del 25 maggio, e si scoprì pure che era l’autore della prima rapina alla guardia giurata di via Robbioni a Varese del 18 ottobre, per portargli via la pistola con la quale ha poi tentato il colpo diversi mesi dopo alla farmacia.

Il colpo fotocopia che ha portato a termine lunedì: ma, e lo si è scoperto soltanto dopo, questa volta la pistola gli è servita per farla finita una volta per tutte con i debiti e i suoi incubi.

Franco Tonghini

e.marletta

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