A tu per tu con i ragazzi Come vedete la criminalità?

Un prezioso strumento di interpretazione dei dati sui beni confiscati, che sono pubblici, è stato recentemente messo a punto dall’Associazione Libera Lombardia: si tratta di una mappatura che inquadra statisticamente il fenomeno nella nostra provincia.

Premesso che i beni immobili confiscati possono restare allo Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile, alcuni possono essere trasferiti ai Comuni, ove l’immobile è sito, per finalità istituzionali o sociali. A quel punto il Comune può amministrare il bene o assegnarlo in concessione. In Lombardia sono stati censiti 958 beni confiscati alle mafie, di cui 77 si trovano in provincia di Varese.

A differenza del Meridione, pochissimi sono i terreni confiscati: quasi la metà dei beni (39,10%) sono abitazioni e ville, circa un terzo i box e le cantine, seguono capannoni (11%) e altro. Non tutti sono stati destinati: solo il 53% è andato a buon fine, e di questo solo il 68% è utilizzato. Molti sono i beni fermi con la motivazione generica: “in attesa”. La maggior parte dei beni concessi sono gestiti da Fondazioni (68%), nella maggioranza dei casi (71%) con la finalità di assistenza sociale.

Più di un terzo offrono alloggi e servizi per persone fragili, molti assistono minori in difficoltà, ma vi sono anche progetti culturali, di assistenza sanitaria e psicologica, di asili, cooperazione internazionale, e attività rivolte a ex detenuti o ex tossici.

Libera propone alle scuole superiori della Lombardia anche alcuni percorsi formativi e di indagine su come il fenomeno mafioso viene percepito dagli studenti.

Dice di Libera Varese: «Ci sembra importante partire dalle scuole: per capire le immagini, le rappresentazioni e gli stereotipi con cui gli studenti e i loro insegnanti interagiscono con questo tema. Analizzare le rappresentazioni e le immagini degli studenti è un passo fondamentale, da un lato, per valutare e migliorare le attività didattiche già effettuate e, dall’altro, per progettare nuove proposte formative per le scuole». Nel programma, agli studenti viene proposto di scrivere liberamente un testo: “Inventa e racconta una storia con al centro un fatto di mafia”.

La metodologia prevede poi un questionario che gli studenti sono invitati ad autocompilare: una serie di domande a risposta chiusa, organizzate per aree tematiche, sull’uso del denaro, la percezione della sicurezza e della corruzione; la partecipazione socio-politica e l’ informazione.

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