A Varese è corsa al pellet Ma lo Stato ci fa lo sgambetto

La stufa a pellet fa gola ai varesini perché dà la possibilità di risparmiare sul riscaldamento degli ambienti domestici e dell’acqua e, contemporaneamente, permette di ridurre le emissioni di polveri inquinanti. Ma la burocrazia fa, spesso, da deterrente e molti rinunciano agli incentivi previsti dallo Stato per l’installazione di un impianto.

Ma andiamo con ordine. Venerdì 31 maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che, di fatto, proroga fino al 31 dicembre la detrazione fiscale del 50% per la ristrutturazione degli immobili (e quindi anche per gli interventi di risparmio energetico). 

Resta quindi valida la possibilità di acquistare ed installare un generatore di calore a biomassa (caldaia o stufa a legna, caldaia o stufa a pellet, caminetto a legna o caminetto a pellet) e detrarre il 50% delle spese sostenute.

Ma la procedura è lunga e onerosa. «Parlando con i nostri fornitori – spiegano dalla Tartaruga di Cassano Magnago, distributore specializzato di stufe a pellet – Emerge che molte persone a Varese non conoscono ancora la possibilità di ottenere incentivi grazie alle regole applicativi del Conto Termico. Inoltre, quando uno poi ci prova si rende conto che i vincoli imposti per ottenere detrazioni fiscali prevedono un impianto a norma, il cui costo va a inficiare i benefici». 

Infatti, non tutti i prodotti in commercio sono incentivabili. «Le caratteristiche che le stufe e i termocamini a pellet devono avere riguardano il rendimento termico, le emissioni in atmosfera di polveri sottili entro determinati parametri, deve essere utilizzato solo pellet certificato di tipo A1 o A 2 e deve essere effettuata almeno una manutenzione biennale sulla canna fumaria e sul generatore» continuano dall’Arca Ceramiche di viale Belforte a Varese.

© riproduzione riservata