Abbreviato per Pegoraro «Non voleva uccidere»

Sarà giudicato con il rito abbreviato, l’ex vigile urbano di 61 anni, accusato dell’omicidio del sindaco .

Fu una mattinata da incubo: il 2 luglio 2013, Pegoraro, armato fino ai denti, seminò il panico per le vie di Cardano. Dopo aver sparato al primo cittadino e all’allora vicesindaco , fuggì innescando una sparatoria anche all’esterno del palazzo comunale.

Il processo è iniziato ieri mattina in aula a Busto Arsizio con l’udienza preliminare davanti al gup,

«Perizia balistica decisiva»

. Non solo il rito abbreviato: è stata accolta anche la richiesta di predisporre due perizie, una tecnico-balistica e un’altra psichiatrica.

Il pm che ha coordinato le indagini, , si è opposta. Alla fine ha prevalso la linea dell’avvocato difensore che avrebbe optato sul rito ordinario nel caso in cui fossero state rigettate le sue istanze. Forse anche questo ha contribuito sulla decisione del giudice.

Gli incarichi per le due perizie verranno affidati il prossimo primo luglio. L’avvocato Senaldi ha chiesto una perizia balistica per dimostrare la non consequenzialità tra il colpo di pistola esploso da Pegoraro e il decesso dell’ex sindaco di Cardano. «Questa consapevolezza – dice il legale – ci viene data dal professor , che non è proprio l’ultimo arrivato, secondo cui è impossibile che uno sparo con quel calibro abbia provocato un contraccolpo fisico, tale da causare la disseccazione della pica».

Questo è uno dei passaggi chiave della vicenda. Il nesso diretto tra lo sparo e il decesso del sindaco è il filo conduttore di ciò che l’avvocato ha sempre ribadito rispetto alle reali intenzioni di Pegoraro: «Non voleva uccidere – spiega l’avvocato – la sua intenzione era soltanto ferire, dopo i procedimenti disciplinari subiti in maniera ingiusta».

Famiglia e Cgil parte civile

Quel giorno, però, Pegoraro aveva con sé un arsenale, non ha esitato a sparare per strada mettendo a rischio anche l’incolumità dei passanti e sembrava pronto a tutto pur di non essere catturato vivo (lo scrisse anche in una lettera dai contenuti surreali).

Si sono costituiti parte civile anche la famiglia di Laura Prati e la Cgil, ma non il Comune di Cardano. «Ci aspettiamo giustizia – dice Iametti – Averlo rivisto in tribunale è stata una brutta sensazione, mi ha fatto ricordare quella terribile giornata».

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