«Addio Alan, è un dono averti avuto»

Folla ieri ai Santi Apostoli per i funerali di Alfonso Martocchia, vittima dell’incidente ai Cinque Ponti. Una corona di rose e un silenzio irreale hanno accompagnato l’ultimo abbraccio di familiari e amici

Una corona di rose gialle sulla bara, la chiesa stracolma, incapace di contenere tutti. Un dolore indicibile condiviso da un intero quartiere, un’intera città.
Si sono svolti ieri mattina nella chiesa dei Santi Apostoli i funerali di , per tutti Alan, il 51enne bustese morto la sera di giovedì 20 agosto in un terribile incidente stradale sui Cinque Ponti. Tornava in scooter da Gallarate, Alan, quando un’auto, che quasi certamente viaggiava contromano, l’ha travolto, ponendo fine prematuramente alla sua vita. La vita di un uomo semplice e solare, innamorato della sua famiglia, degli amici, del calcio.

Una settimana dopo quel maledetto giovedì, è stato possibile dare l’ultimo saluto ad Alan, il cui corpo è stato sottoposto martedì ad autopsia. Ai funerali c’era tutto il quartiere Santi Apostoli, dove Alan Martocchia abitava con i suoi familiari in una palazzina di via Macca.
Una cerimonia sobria, quella celebrata da don, che oggi è parroco a Magenta, ma in passato ha svolto il proprio ministero anche ai Santi Apostoli (l’attuale parroco, don , in questi giorni si trova fuori Busto).

«Anche in questo momento di sofferenza e di buio, dobbiamo essere grati al Signore che ci ha fatto conoscere una persona come Alan – ha detto don Roberto durante l’omelia – È meglio averlo perso che non averlo mai avuto». Un dolore straziante ma composto, quello dei familiari, seduti nella prima panca: la mamma , la moglie , i figli (24 anni) e (22). Non c’era il padre di Alan, per motivi di salute. La chiesa dei Santi Apostoli non è

riuscita a contenere tutte le persone che hanno voluto salutare Alan, prima che la salma(che verrà cremato, come da sua volontà) lasciasse per l’ultima volta un quartiere che è come una grande famiglia. C’erano i suoi ex compagni di squadra del Gerbone, tanti colleghi delle agenzie viaggi (Martocchia era titolare dell’agenzia Alaniva di Rho), gli amici e compagni di squadra dei figli (entrambi calciatori), i dirigenti dell’Antoniana col gonfalone della società.
Troppo forte è il dolore per una morte così precoce e inaspettata, sopraggiunta in una serata estiva come tante, per colpa di un incidente dalla dinamica assurda.

«Questo è il momento della fede vera: quella messa alla prova, faticosa – ha detto ancora don Roberto rivolgendosi alla famiglia Martocchia – È il momento in cui torna a risuonare l’esortazione del profeta Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo”. Come ha scritto anche San Paolo, dobbiamo fare spazio alla consolazione: discreta, fraterna, rispettosa».
Terminata la funzione i familiari di Alan si sono fermati sul sagrato a raccogliere l’abbraccio di tutti i loro amici e parenti. Un silenzio irreale avvolgeva la piazza, illuminata da un sole caldo e abbagliante, le lacrime trattenute a stento dietro gli occhiali scuri. Resterà il ricordo, quello sì incancellabile, del sorriso di Alan, un sorriso spento troppo presto.