«Aiuto Elisabetta? Mia figlia lo farebbe»

Silvio Pezzotta, padre di una vittima delle Bestie di Satana, parla dell’intervista rilasciata a Vanity Fair. «Spero che Elisabetta viva la vita che la mia Mary non ha potuto avere. So che lei da lassù condivide»

«È una strada di riscatto che spero la porti a vivere la vita che la mia Mary non ha potuto avere. Non ci sono porte chiuse». A pronunciare queste parole è , il padre di , uccisa dalle Bestie di Satana il 29 gennaio 2004 nello chalet di Golasecca della famiglia Ballarin. Le pronuncia Pezzotta, queste parole, riferendosi proprio a Elisabetta Ballarin, che quella notte terribile era nello chalet, che fu presente all’uccisione di Mariangela per mano di e . Un concetto ribadito anche nell’intervista rilasciata al settimanale Vanity Fair in cui Pezzotta, ancora una volta, dimostra il coraggio di voler tendere la mano a Elisabetta: «Se hai bisogno, io ci sono» dichiara al settimanale. Parole che Pezzotta ribadisce anche a “La Provincia di Varese”.

Una ragazzina di 18 anni Elisabetta nel 2004, di poco più piccola della sua Mary. «Una ragazzina con i buchi nelle braccia perché quel delinquente le dava droga», il delinquente è Volpe, ex di Mariangela allora fidanzato di Elisabetta. «Una larva» dice Pezzotta. La donna che Elisabetta è oggi è molto diversa da quella ragazzina «plagiata, usata, maltrattata. Oggi si è laureata a pieni voti, lavora, sconta la sua pena. E non mi vergogno a dirlo: quando Elisabetta si è

laureata con il massimo dei voti io sono stato orgoglioso». Già qualche anno fa Pezzotta disse di Elisabetta: «Quando avrà pagato il suo debito con la giustizia, la mia porta sarà aperta». Un perdono? «Io non ho perdonato, ho solo dato un senso alle cose che potevano averlo». Cosa ha senso in una vicenda folle come quella costata la vita a Mariangela? «Ha senso il filo conduttore che mi spinge ad agire così rispettando ciò che era mia figlia: l’amore – racconta – Volpe con le donne, credetemi, era un lupo. Mariangela da quella storia ne era uscita. Ne era uscita da sola. Non si era bucata, non si era allontanata dalla sua famiglia. Era libera. Libera davvero. Libera, bellissima e forte. Quella storia era finita e Volpe era lontano, eppure una sera lei venne da me e disse: ne sono uscita, ma dobbiamo aiutarlo. E io oggi dicendo a Elisabetta: la mia porta è aperta sono fedele a mia figlia».

Pezzotta ricorda il primo incontro con la Ballarin: «Un amico mi chiese di consegnarle una borsa di studio. Risposi: sei pazzo! Poi la incontrai e fu un momento difficile, diciamo le cose come stanno – racconta Pezzotta – La guardai negli occhi, perché io per carattere non guardo mai nessuno dall’alto in basso, e mi sembrò una persona diversa. Quello che è accaduto non si cancellerà mai per me, né per Elisabetta. Io credo che lei abbia pagato per quel che ha fatto, ma l’accaduto resterà su di lei per sempre. Lo so perché nelle poche occasioni in cui abbiamo parlato del passato Elisabetta ha pianto». Si è chiesto se in qualche modo stesse tradendo Mariangela? «Tante volte – risponde – Poi tornava quell’immagine: Mariangela più forte di Elisabetta, libera finalmente, che mi diceva però dobbiamo aiutarlo. Mia figlia e l’amore che ho per lei sono il filo conduttore, logico, che mi spinge ad agire in questo modo. Sono coerente e lo faccio in memoria di mia figlia. Mi piace pensare che lei da lassù condivida. Perché so che avrebbe fatto lo stesso».