Anche Avt si “scandalizza” Via i ticket con la donna nuda

Ritirati i tagliandi con l’immagine che in città ha suscitato critiche. Il presidente Marino: «Da oggi più controlli, l’ultima parola a noi»

Sono stati tutti ritirati i “sexy” tagliandi della sosta. Quelli che, sul retro, presentavano la pubblicità di un’agenzia di comunicazione di Legnano che, per promuovere volantini e siti internet, usava l’immagine di una donna nuda in bianco e nero.
Con una mano tra le gambe, e le parole «scandalosamente» e «conveniente» posizionate su seno e pube.
E c’è di più: nel futuro non capiterà mai più che, inserendo le monetine in un parchimetro della città, finisca tra le mani dell’automobilista una immagine sconveniente, se non addirittura volgare.

, presidente di Avt, ha disposto ieri mattina il ritiro di tutti i biglietti sexy. «Non mi sembrava un’immagine opportuna per un tagliando erogato da un parchimetro gestito da una partecipata» spiega il presidente, che ha modificato anche le procedure, aumentando i controlli.
«La concessionaria continuerà a stipulare i contratti pubblicitari, ma sarà il direttore di Avt a dover visionare tutte le pubblicità prima di mandarle in stampa, in modo da poter bloccare subito qualche immagine o qualche contenuto discutibile».


Nel frattempo, la donna sexy dei parchimetri continua a far parlare di sé. Il 75 per cento dei nostri lettori, attraverso il sondaggio promosso dal sito www.laprovinciadivarese.it, si è detto contrario all’utilizzo del corpo femminile per scopi pubblicitari.
La motivazione? «Oltre a essere una forma oltraggiosa di mercificazione, è anche un’idea poco originale. Mi verrebbe difficile fidarmi di un’azienda che, per farsi notare, punta sulle donne nude, senza motivare questa decisione». Ma esiste anche un 25 per cento che è favorevole, perché «da parecchio tempo la pubblicità ci sta abituando a una comunicazione sempre più sfrontata, spesso proponendo contenuti ben peggiori delle forme femminili.
Certo, la posa è un po’ osé, ma non credo ci sia nulla di cui scandalizzarsi».
Il tema fa discutere anche sulla nostra pagina Facebook. Con un lettore, , che accusa la polemica di essere «troppo moralista»: «Guardatevi intorno questa città è piena di venditrici e venditori, piazza Monte Grappa, Repubblica, corso ecc. Bisogna fare pulizia, rassettare e ripartire perché così non va».
L’aspetto dibattuto, infatti, è proprio quello della morale. Se, da una parte, è vero che oggi siamo bombardati da immagini femminili usate per promuovere qualsiasi cosa, dall’altra è auspicabile che le istituzioni non incoraggino il fenomeno e mettano dei «paletti». Quanto meno per dare un segnale culturale.

«È vero che accostare la donna a un prodotto è un fenomeno diffuso in pubblicità, ma sicuramente esistono altri mezzi più etici per veicolare un messaggio commerciale – afferma , psicologa esperta di stalking e tematiche femminili – In questo caso, poi, si tratta di un accostamento ambiguo perché non si capisce subito qual è il prodotto, se la donna o altro. Cosa che deve farci davvero riflettere sul ruolo che la donna ha nell’immaginario collettivo».
Tornando ai casi di pubblicità «discutibile», troviamo un altro esempio nel 2007.
Quando Avt decise di rimuovere dalle pensiline dei bus la pubblicità di una maga indagata nella vicenda dei cosiddetti «riti patacca».