Antonio e Melina venuti dal Sud «Sempre insieme, sempre gentili»

«Mio padre? Ha lavorato tutta la vita. È stato colpito da un ictus che lo ha lasciato debilitato. Era finalmente in pensione. L’hanno ucciso».

Vito Faraci parla con il dolore nella voce. Quella della sua famiglia è una storia fatta di forza. Antonio, ucciso da un vigliacco nella sua abitazione, e la madre Melina Aita, nel varesotto sono arrivati dal sud 50 anni fa. O quasi. Marito e moglie. «Persone di una gentilezza squisita – raccontano i vicini – persone educate. Riservate, ma sempre gentili. Con le quali era piacevole scambiare due chiacchiere». Per anni hanno abitato a Fagnano Olona.

«Lavorando dal mattino alla sera», racconta Vito. Nella loro confezione a conduzione familiare. Una piccola impresa a conduzione familiare. Marito e moglie da quasi 50 anni uniti dal matrimonio e dal lavoro. Tre figli, oltre a Vito, c’è Antonella, l’unica femmina, e poi c’è Andrea. Che i genitori hanno assecondato nella sua inclinazione artistica verso la danza. Andrea che per lavoro si era trasferito negli Stati Uniti, a San Francisco, ma che con i genitori manteneva un legame speciale. È stato lui, con i fratelli, ad aiutare i genitori nell’acquisto di quella bella villetta a schiera in via Briante a Somma Lombardo. Un bel posto dove vivere per i genitori che tanto avevano dato ai figli. «Andrea è in volo – spiegano i familiari di Faraci – È sconvolto. Come Vito e Antonella. Tra qualche ora sarà qui».

A Somma i coniugi Faraci si erano trasferiti cinque anni fa. La villetta li rappresenta: è ordinata, curata, con un bel giardino tenuto alla perfezione. Un ulivo ombreggia l’ingresso. Sul retro c’è un piccolo barsò in legno. «Cordiali», raccontano i vicini. «Mai un litigio o uno screzio. Segnati dal grande dolore dovuto alla perdita della nipotina, morta qualche anno fa in un incidente stradale».

Antonio Faraci teneva alla famiglia: «Famigliarista, direi – spiega una cugina – Non c’era Natale, Pasqua, Cresima o Battesimo in cui non riunisse tutti. Per festeggiare insieme». E Melina era la sua bussola: «È comprensibilmente distrutta – conclude Vito – Stiamo cercando di calmarla. Ma quello che è accaduto non si può accettare. I miei erano molto legati. Stiamo cercando di starle tutti il più vicino possibile».

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