Bella, bionda e pensionata «Ora farò la regista…»

Donata Salucci, parrucchiera storica del rione, lascerà ad aprile. Il papà era il barbiere di Mr Ignis, lei ha coccolato clienti per 41 anni

, parrucchiera dal 1974, andrà in pensione ad aprile. Persino all’Inps pensavano scherzasse. Perché, con i capelli dritti biondi e la frangetta, a vederla sembra una giovinetta.
Eppure ha lavorato con i contributi 41 anni, iniziando a far pratica prima, già da bambina, quando il papà Antonio le metteva uno sgabello sotto i piedi per farla arrivare ai lavatesta e insaponare e sciacquare le signore.
«È stato mio padre a farmi capire che avevo l’arte della parrucchiera nelle mani – racconta Donata – Ho imparato tutto da lui, che era il “barbiere” di fiducia di . Il Patron della Ignis veniva da noi spessissimo, quasi tutti i giorni, per farsi togliere “la lanetta” dei capelli».

All’epoca i Salucci avevano il negozio vicino allo stabilimento della Ignis. Poi il trasferimento in viale Valganna 118, che per anni non ha avuto neppure l’insegna. Fino a quando è passato a Donata, che l’ha chiamato Parrucchiera Unisex Donata.
«Nei primi venti anni ho lavorato così tanto da non potere mai alzare la testa – racconta – All’epoca di parrucchiere a Varese ce n’erano una cinquantina, non centinaia come oggi. E poi quelli erano gli anni del boom economico, dove le persone facevano a gara per farsi belle». In poco tempo il negozio è diventato un punto di riferimento per il quartiere.
«Io servivo da qui, che siamo quasi a Induno Olona, fino a Biumo Superiore. Lavoravo tutti i giorni fino alle 10 di sera. Ero arrivata a pesare 40 chili per la fatica. Ma mi sono sempre divertita e, se tornassi indietro, rifarei tutto».

Se le persone si sono affezionate a quel negozio è stato per l’atmosfera frizzante. «C’è stato un periodo che qui lavoravamo in quattro. A Carnevale ci travestivamo in modi bizzarri, usando sacchi della spazzatura e tutto quello che trovavamo in giro. A Natale ci mettevamo le corna da renna e i cappellini. Ne abbiamo fatte di feste! Ogni tanto l’atmosfera si scaldava. Una volta lo spumante è finito da tutte le parti, che ho dovuto lavare tutte le poltroncine».


Nel negozio all’epoca era facile trovare il marito e il figlio Moreno, che da bimbo era il diversivo delle clienti, che se lo spupazzavano in attesa del proprio turno. Lui stava al gioco, gironzolava, si faceva coccolare, e intanto la mamma lavorava.
Donata, negli anni ha saputo essere una parrucchiera, ma anche un’amica a cui fare confidenze in grado di tirare su il morale a chiunque. «Le persone sanno che nel mio negozio si parla, si scherza, ma non si fanno mai pettegolezzi – spiega – Non faccio mistero di essere sincera e schietta. Dico quello che penso, per i capelli e per tutto il resto».
«Lasciare il lavoro per me sarà un trauma – conclude Donata – Per fortuna sarà una mia amica a mandare avanti il negozio. Cosa che mi consentirà di continuare a stare qui tutto il tempo che lo desidero».
«Le ho già detto che mi servirà un po’ di tempo per farle conoscere le clienti e spiegarle di cosa i loro capelli hanno bisogno. Ma non starò più in piedi. Sarò seduta, come un regista».