«Bruno, resta come sei: ti amiamo così»

L’arresto di Limido, eroe biancorosso e conosciuto da tutti, ha lasciato senza parole una città intera. Il giornalista Piovanelli: «Metto la firma sulla sua correttezza e soffro nel pensarlo chiuso in carcere»

Lo avevamo detto a caldo e lo ripetiamo anche ora che gli eventi non sono più così caldi e freschi: al di là degli arresti di ed , è quello di a scuotere umori e sentimenti della gente di Varese e del Varese. Se è vero che i primi due sono attori protagonisti dell’ultima stagione di gloria varesina (tuttora in corso), il terzo – il Bruno, come si dice da queste parti – è un eroe biancorosso.

Partito dall’oratorio di Giubiano e arrivato in serie A, prima all’Avellino e poi addirittura alla Juventus (per tacere delle altre prestigiose casacche indossate); soprattutto, stella fatta in casa del Varese di Fascetti, quello del casino organizzato, nei primi anni ’80, una delle squadre più amate di sempre in città.
Nei commenti al bar, sui giornali e nel chiacchiericcio in rete, quel che è arduo da immaginare è proprio Bruno Limido chiuso in carcere.
La reazione dei cari è

stata significativa, senza chiacchiere, dritta al cuore. I figli Marco e Pietro hanno deciso di cambiare l’immagine del loro profilo facebook scegliendo due istantanee del padre. Marco ha optato per un Limido in maglia Juventus, stagione ’84-’85; Pietro ha scelto un Limido in maglia verde dell’Avellino, sponsor Iveco, col Partenio sullo sfondo, braccia conserte impacciate di chi non è troppo abituato ai riflettori, casacca che sembra fin grande per il ragazzo di Giubiano. In entrambi i casi, zazzera d’ordinanza. Bruno Limido era poco più che ventenne sia in Irpinia che a Torino. è un’autorevole firma varesina, ora in pensione, ma che sulla Prealpina ha scritto in lungo e in largo di Varese. Col tempo, il rapporto con Limido è diventato ben più che la semplice sequela appuntamento-taccuino-intervista-stesura. «Sincero rincrescimento – spiega il giornalista – è l’espressione che più avverto in città. A Varese e per i varesini è un piccolo dramma. Ed è una sensazione che come minimo faccio anche mia. Come minimo: io conosco Bruno Limido e sulle sue correttezza e integrità metto la firma. Ho riflettuto molto in questi giorni e, da profano, mi chiedo che grado di responsabilità possa avere possa avere Limido che, in fondo, è un dipendente delle cooperative coinvolte. Non certo un dirigente».

Al di sopra delle considerazioni giudiziarie, c’è un lato tutto privato di Limido che Piovanelli fa emergere con chiarezza. «Io – attacca – il Bruno faccio proprio fatica ad immaginarlo in prigione. Lui è un battutista nato, è uno spiritoso di natura. Ci fossero ancora le uniformi da carcere, sarebbe capace dirne una delle sue, tipo “mi sa che della mia attuale taglia non ne avete”. (ex stella biancorossa pure lui) una volta mi raccontava che quando lo “zio” Bruno è invitato a cena a casa sua, i figli spostano qualsiasi impegno, si scordano delle uscite con amici e fidanzate, perché avere Limido a tavola è un vero spasso. Io non so come andrà a finire, però una cosa la vorrei dire a Bruno: resta come sei, un cuore leggero, non lasciare che questa brutta storia ti cambi. Nessuno di quelli che ti conoscono sopporterebbe una cosa del genere».