Busto, arrivano gli orti sociali Antidoto fai-da-te alla crisi

Orti contro la crisi: il Comune affitta terreni incolti ai pensionati e alle famiglie bisognose, per l’autoproduzione di frutta e verdura.

L’operazione è stata messa a punto dall’assessore ai Lavori pubblici Paola Reguzzoni, che ha concretizzato un suo vecchio “pallino”, portato avanti già quando era presidente di Agesp Servizi e aveva provato a realizzare l’oasi agricola con gli orti sociali nel Campone di via Magenta.

Ora gli orti anti-crisi diventano realtà: presto sarà pubblicato da Agesp Servizi, la società pubblica che gestisce il patrimonio comunale, un avviso pubblico per l’assegnazione in affitto delle aree.

In palio ci saranno 50-60 appezzamenti in una serie di aree individuate dal Comune (per circa 5mila metri quadrati complessivi) in via Acerbi a Sacconago, in via Vizzolone di Sotto a Beata Giuliana e in via Pallanza a Borsano. Ciascun orto sarà delle dimensioni di 80 metri quadrati e verrà affittato per un periodo di nove anni, con prelazione per il rinnovo alla scadenza. A partire dal terzo anno il conduttore di ciascun lotto sarà tenuto a pagare una somma simbolica annua di 80 euro a titolo di rimborso spese, con l’obiettivo, spiega l’assessore Reguzzoni, di «responsabilizzare i cittadini ed evitare che le aree possano essere abbandonate, se con il tempo rimangono inutilizzate».

L’assegnazione, un appezzamento per ogni nucleo familiare, sarà stabilita in base ad una serie di criteri che permetteranno di fissare una graduatoria tra gli aspiranti coltivatori: quello che pesa di più è il criterio di residenza, che favorisce gli anziani che abitano da più tempo in città, ma contribuiscono a “fare punteggio” anche l’età anagrafica, il reddito familiare, la presenza di conviventi invalidi in famiglia e le caratteristiche dell’abitazione (per favorire chi non ha già aree coltivabili a disposizione).

«C’è un doppio vantaggio per l’amministrazione comunale – chiarisce l’assessore Reguzzoni – da un lato offriamo alle famiglie in difficoltà un’opportunità per procurarsi frutta e verdura coltivata autonomamente in modo da sgravare dei costi dal budget familiare, dall’altro consentiamo al Comune di mantenere in condizioni decorose una serie di aree oggi incolte e degradate, la cui manutenzione e pulizia costituisce un costo per le casse comunali».

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