Buttata in mezzo a una strada «Andrò a dormire in macchina»

Storia di ordinaria povertà: una donna sola sta per essere sfrattata . «Voglio vivere dignitosamente: fossi straniera mi avrebbero aiutata»

– Una storia di ordinaria povertà ma anche di straordinaria dignità e voglia di reagire quella della signora . Ufficialmente residente a Cocquio Trevisago, in realtà da qualche tempo la donna è alloggiata temporaneamente, ancora se ancora soltanto per pochi giorni, a Casale Litta.

«Se non trovo una sistemazione nel giro di pochi giorni rischio di dover dormire in auto» racconta la signora che ha 49 anni ed è separata da tre, con due figli già grandi. Sandra si appella a istituzioni, associazioni ed enti per riuscire a trovare una sistemazione in cui possa condurre una vita dignitosa.
«Non ho nessuna pretesa particolare – spiega la signora – mi basta un piccolo monolocale dove poter vivere, per il quale mi possa permettere di pagare l’affitto».

Sandra di mestiere fa le pulizie, assunta regolarmente da una ditta del settore, che ha l’appalto con sette caserme dei carabinieri della provincia di Varese, per un totale di 14 ore settimanali.
La scorsa estate si è aggiunto anche un lavoro analogo per cinque uffici postali, ma a fine anno tutto sarà da ridiscutere.
«Guadagno circa 500 euro al mese – racconta la signora – mangio soltanto una volta al giorno per concludere tutti i lavori che ho, recandomi da una caserma all’altra e da un ufficio postale all’altro; spendo circa 200 euro di benzina al mese».
Sandra lavora con impegno e sacrifici dal lunedì al sabato, concedendosi qualche ora di riposo soltanto la domenica. Negli ultimi mesi ha cambiato diverse sistemazioni, tutte temporanee e precarie; adesso, se non si trova una soluzione definitiva, il rischio concreto è quello di dover dormire in auto.

Sandra ha bussato a tante porte, di Comuni, enti e associazioni, senza però ottenere nulla di concreto; qualche mese fa ha scritto anche al Papa. «Non posso nemmeno permettermi di ammalarmi perché se non lavoro non riesco a tirare avanti» si sfoga la donna. «Al lavoro cerco sempre di sorridere ma non ce la faccio più – prosegue – i carabinieri sono diventati i miei angeli custodi».
La signora chiede soltanto una piccola casa dove poter condurre un’esistenza dignitosa ed è disposta a fare qualche ora di lavoro in più per permettersi un affitto.
«Per ospitare qualche volta anche i miei figli – conclude – per stare un po’ con loro; non sono razzista e mi dispiace dirlo, ma se fossi stata straniera avrei ottenuto un aiuto maggiore da enti ed istituzioni».