Cellulari e minigonne, ecco il galateo

Il parroco don Maurizio detta le regole sul giornalino parrocchiale: «Rispetto per i luoghi e per gli altri»

Telefonini e suonerie che squillano in continuazione, persone poco vestite e altre con la gomma da masticare in bocca. Chi frequenta le chiese e soprattutto partecipa a messe o funzioni religiose, in particolare nei mesi estivi, sa quanto siano sempre più frequenti queste situazioni, anche sul nostro territorio. Così sull’ultimo numero dell’informatore parrocchiale della comunità pastorale di Gavirate, il parroco ha tracciato una sorta di galateo da rispettare quando si entra in chiesa e si partecipa alle funzioni.

«Sarà capitato anche a voi di partecipare a una celebrazione liturgica in chiesa e di sentire squillare un cellulare – spiega don Maurizio – a volte non ci si ricorda di spegnerlo o di inserire la funzione silenziosa ma più spesso capita che qualcuno risponda al cellulare, magari uscendo di chiesa; allora faccio fatica a pensare che si tratti di una dimenticanza e considero intenzionale questo comportamento. Ma una persona che fa così, che importanza sta dando al suo pregare, al suo partecipare alla celebrazione».

Non è soltanto una questione di rispetto per il luogo sacro in cui ci si trova, ma anche nei confronti degli altri fedeli. «Sono assolutamente convinto che per quanto importanti siano le telefonate che riceviamo, nulla è più importante di quello che stiamo facendo in quel momento – prosegue il prevosto di Gavirate – non ho nessun diritto di disturbare la preghiera degli altri».

Come a un colloquio di lavoro ci si presenta seguendo una serie di regole comportamentali, altrettanto si deve fare quando ci si reca in chiesa o a messa. Un galateo insomma che non riguarda soltanto il comportamento ma anche l’abbigliamento. «Ho avuto modo di parlare con alcune persone che rimangono scandalizzate perché in alcune cattedrali come a Milano e a Roma chiedono di entrare in chiesa con un abbigliamento adeguato, senza masticare cicche, spegnendo il cellulare e così

via; ritengo sia una cosa giusta» sottolinea don Maurizio. «Non esistono regole precise – conclude il parroco – il mio vestito segnali l’importanza e il rispetto che attribuisco all’incontro con il Signore; il mio vestito non sia tale da concentrare su di me l’attenzione; non chiacchiera prima e dopo la messa se non addirittura durante perché la chiesa è luogo di raccoglimento e di silenzio. Non è questione di essere più o meno bravi cristiani ma di essere persone educate; coraggio, qualche piccolo sforzo e ce la possiamo fare».