Cerro ha paura: «Nulla è cambiato»

Viaggio nella frazione di Laveno colpita dall’alluvione di novembre. Una frana fece due vittime. I residenti temono la montagna: «Quando piove scende altra terra, ma non è stato fatto niente»

– A un mese dalla fine dell’estate e con l’avvicinarsi dell’autunno e delle piogge, Cerro porta ancora i segni del maltempo del novembre scorso. Poco o nulla è stato fatto nella frazione lavenese da quando nell’autunno dell’anno scorso la pioggia si abbattè con furia sul medio Verbano.La morte arrivò nella notte del 16 novembre. Una frana si staccò dalla collina sopra via Gattirolo: fango e massi investirono un’abitazione su via Reno sfondando le pareti e le finestre. Sotto quell’immensa massa scura morirono e sua nipote di 16 anni. Il ricordo di quella notte e dei giorni seguenti è ancora forte, alimentato dai segni non rimossi di quella tragedia.

«Tutto è rimasto come quei giorni» è il commento di alcuni residenti. Intere famiglie all’indomani della frana furono evacuate riparando da parenti e amici, restandovi per mesi. Ora parlano con rabbia e dispiacere: «Siamo tornati e speravamo che dopo un anno la nostra frazione venisse un minimo sistemata. Ma cosa è stato fatto? Niente. Due new jersey che avvisano dell’asfalto cadente e un paio di ferri contenitivi. Nel frattempo hanno solo rimosso la terra caduta sulla casa.

Non è stato messo in sicurezza nulla». Dal retro dell’abitazione dei Levati la visuale è inquietante. Sulla lunga lingua del crollo sono cresciuti arbusti e rampicanti, ma lo squarcio della collina è ancora ben visibile contornato da massi rotolati a terra da poco. C’è chi assicura che quella collina si muove ancora: «Gli acquazzoni di questi giorni ci hanno fatto pensare al futuro, abbiamo paura – commentano – dalla frana si stacca ancora terra e vogliamo che si faccia qualche cosa».

Si pensa a chiamare le telecamere di Striscia e c’è chi mostra il poco che è stato fatto sul lato ovest della montagnola maledetta. «Le uniche messe in sicurezza le abbiamo fatte noi privati sui nostri terreni –afferma un residente che ha subito altri crolli di fango e acqua dall’alto- Ma il pubblico? Cosa hanno fatto le istituzioni per i cittadini? A quasi un anno dal disastro ci hanno abbandonato».
Sul lago arrivano alcuni turisti, solo i residenti hanno negli occhi il Maggiore che attanagliò per giorni le case serrando in una morsa d’acqua la piccola frazione, compressa tra il Verbano esondante e la montagna che crollava alle spalle. «Non è stato fatto nulla anche qui –commentano dal porticciolo- I tombini divelti sono rimasti tali, buchi nelle strade e nei muri, i segni delle onde. In queste condizioni non possiamo essere un’attrattiva turistica».
La signora , la vedova Levati, non ha voluto abbandonare la sua frazione. Oggi risiede a pochi metri dalla frana. Non se la sente di parlare di questo borgo diventato tristemente il simbolo del dissesto. «Sono la persona più coinvolta e sicuramente la meno adatta a commentare come Cerro è oggi» afferma con immensa commozione. Certamente anche lei vorrebbe che la frazione tornasse a quella che era prima della tragedia che colpì lei più di tutti.