Comitati, strada in salita «Stop al park? Sarà dura»

Difficile pensare che la strada legale dei “comitati del no al parcheggio”, che avevano pensato di presentare un’istanza di sospensiva per pericolo di danno ambientale e rischio microsismico, vada a buon fine.

La protesta dei “comitati del no” al multipiano della Prima Cappella, a quanto pare, è destinata a rimanere su un piano di mobilitazione popolare, senza impugnare strumenti giuridici.

Eppure l’unico rallentamento, oppure stop temporaneo, al cantiere può arrivare solo dalla Magistratura. Perché solo il giudice può chiedere di fermare tutto.

In caso contrario il cantiere aprirà tra 15 giorni come da cronoprogramma.

Il Comune potrebbe tornare sui suoi passi, ma ad un prezzo troppo alto dal momento che ci sarebbero penali da pagare e la Corte dei Conti con cui vedersela.

Il contratto, del resto, è già stato firmato dalla ditta Finteco Lavori Srl davanti al notaio , che è il segretario generale del comune.

La strada legale proposta da , delle Piccole Vedette Lombarde, sarebbe quella di presentare un’istanza finalizzata alla «sospensione cautelativa dei lavori», facendo leva sul rischio di rovinare in modo irreversibile l’ambiente. Questo per «contrastare eventuali contromosse che potrebbero seguire l’apertura di un fascicolo contro ignoti».

Il procedimento, però, deve essere avanzato da un’associazione che ha statuto giuridico. Cosa non facile da fare, se si considera che era caduto nel nulla anche il tentativo di fare ricorso al Tar avanzato nei mesi scorsi.

«L’istanza è un’idea ancora da valutare, ma io sono convinto che non ce ne sarà bisogno perché alla fine una sospensione dei lavori arriverà per forza di cose – dice l’agronomo – Come si fa ad aprire un cantiere, in una stagione non propizia a scavare, con la prospettiva che magari la magistratura possa ravvisare qualche anomalia? Credo che esista nel contratto una clausola che preveda “motivi di forza maggiore”. Prevarranno i falchi o l’amministrazione avveduta?».

Ma, viene da chiedersi, perché il «caso parcheggio» non è stato portato davanti al Tar prima dell’estate, quando ancora c’erano i tempi per fare qualcosa? «Avremmo potuto chiedere un ricorso di sospensione attaccandoci a vizi di forma, ma non abbiamo trovato un’associazione disposta a farlo».

«E questo deve far riflettere, perché noi siamo un gruppo di cittadini che non ha nessuno dietro alle spalle – dice Zanzi – Non abbiamo nessun partito che ci finanzia la battaglia. Presentare un ricorso costa diecimila euro. Certo che avremmo potuto fare una colletta, ma noi abbiamo sempre auspicato un confronto civile. E, in risposta, siamo stati accusati di essere stati strumentalizzati».

Anche questa volta, quindi come per il Tar, non sarà facile trovare associazioni disposte a impugnare un’istanza sospensiva.

«Io porterò la questione all’ufficio legale del Fai, di più non posso fare. Saranno poi loro a decidere, perché la cosa non dipende da me – dice, formatore regionale del Fai – Diverse sono le iniziative di mobilitazione, dalle quali non mi tirerò certo indietro».

Cauto anche di Legambiente: «Nei mesi scorsi non è stato presentato il ricorso al Tar perché non c’erano le condizioni giuridiche – spiega – Appellandosi al Tar non si ottiene niente quando la procedura è stata rispettata. Invito poi a una riflessione: anche se sul piano penale dovesse saltar fuori qualcosa, questo non inficerebbe l’iter amministrativo».

«In altre parole, la costruzione del parcheggio andrebbe avanti ugualmente. Lo abbiamo visto con Expo: succede che vengano individuate delle responsabilità penali, ma senza che si interrompa la realizzazione dell’evento».

Nel frattempo gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sulla questione. È certo che il pubblico ministeroha aperto un fascicolo contro ignoti per reati ambientali, abuso d’ufficio e violazioni delle norme antisismiche.

La delega d’indagine è stata affidata agli uomini della Digos della polizia di Stato di Varese. Ad oggi non sono stati disposti sequestri, ma la procura nei prossimi giorni dovrà vagliare tutta la documentazione relativa al progetto, all’appalto e alla cessione dei terreni.

I comitati nel frattempo faranno sentire le loro voce, magari nelle arrivando anche nelle aule del consiglio comunale. Ma mantenendosi fuori dai tribunali.

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