«Contavo sul lavoro all’Oca Ubriaca per pagare l’Università»

«Non sto guardando quanti soldi sono rimastimi sul mio conto, altrimenti non riuscirei a dormire».

è uno dei due giovani che il titolare dell’Oca Ubriaca si é trovato costretto a lasciare a casa a causa del crollo del lavoro che si è registrato dopo il pronunciamento del Tar che ha vietato l’occupazione del suolo pubblico al locale di piazza Carducci.

Francesco ha 27 anni, vive da solo e sta frequentando il terzo anno della facoltà di Scienze e tecnologie erboristiche a Milano.

Venticinque-trenta ore a settimana

«Ho iniziato tardi a fare l’università, mi manca ancora un anno. Quando ho preso la decisione di iscrivermi, ho deciso di mantenermi anche gli studi».

Francesco è un appassionato di ciclismo come, il proprietario del locale che é un punto di riferimento anche per i ciclisti della provincia.

È stato grazie a questa passione che Simone e Francesco si sono conosciuti. «Lo scorso novembre ho iniziato a lavorare come cameriere per L’oca Ubriaca in orario diurno: dal martedì al venerdì. La domenica, spesso, facevo invece il turno serale. Insomma, diciamo che ero impegnato circa 25-30 ore a settimana. Facevo affidamento su quel lavoro per mantenermi». Poi, giovedì mattina 7 agosto tutto è cambiato.

«Sapevo che c’era una causa in corso – racconta – ma non pensavo che il tribunale potesse prendere una decisione così drastica. Quando quel giovedì mattina mi hanno comunicato l’abolizione dei tavolini esterni sono rimasto impietrito».

Da subito è stato evidente che il numero dei dipendenti del locale nei turni diurni sarebbe stato in esubero rispetto alla clientela.

«Senza tavolini fuori, essendoci pochi coperti all’interno ed essendo estate, nonostante il tempo non sia stato dei migliori, la gente non si fermava a pranzo e optava per soluzioni con posti a sedere all’aperto. Inevitabilmente Simone ha dovuto compiere dei tagli sul personale». Francesco aveva puntato molto sul periodo estivo.

«Essendoci più gente in giro a causa delle ferie e del turismo straniero che arriva a Varese, ero convinto che avrei lavorato un po’ di più. E sarebbe stato così se non fosse arrivato il pronunciamento del Tar che vietava tavolini e ombrelloni all’esterno».

I tavolini erano troppo vicini alla farmacia Bregonzio di piazza Carducci. Il negozio ha fatto causa al Comune, che aveva concesso l’autorizzazione all’occupazione di suolo, e ha vinto. Il provvedimento comunale con cui è stata revocata la concessione all’uso di suolo pubblico nasce da una sentenza del tar del 24 luglio.

In sintesi l’autorizzazione, secondo il tar, non era a norma; in secondo luogo è stato leso il diritto della farmacia di utilizzare lo spazio antistante a fini commerciali. In terza battuta gli ombrelloni avrebbero nascosto alla vista l’insegna della farmacia.

Da subito, Francesco ne ha subito gli effetti negativi. «Venerdì non ho lavorato e sabato ho fatto tre ore alla sera. Il locale é poi rimasto chiuso nelle ore diurne dal 10 al 24 agosto. In quel periodo ho lavorato quattro sere per sostituire alcune colleghe. Ora sono a casa. Non so proprio come farò».

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