Cornuto a chi? Su Ashley Madison vanno tutti in bianco

Il caso del sito di tradimenti hackerato ad agosto. Abbiamo provato a registrarci ed ecco la sorpresa. Spasimanti a go-go ma nessuno ha mai concluso

La cattiva notizia è che la gente sposata spesso tradisce il partner. Quella buona è che chi ci prova tramite il sito Ashley Madison non ci riesce quasi mai. State tranquilli, quindi: se la vostra metà dovesse mai figurare tra i nomi resi pubblici dopo che il sito canadese è stato hackerato non vuol dire che abbiate le corna. Perché già si quaglia poco su Meetic e Badoo, figurarsi su una piattaforma misconosciuta come www.ashleymadison.com, nota (almeno in Italia) più per il recente attacco hacker che per la sua efficacia nel procurare agli utenti l’affair – la storiella – promessa nella home page. Parola di neoiscritta che ha già capito l’andazzo.

Ma prima di tutto, i fatti: qualche settimana fa il sito di dating dedicato alle persone impegnate viene colpito da un gruppo di hacker che pubblicano qualcosa come trentadue milioni di nomi. L’elenco degli iscritti, tuttora disponibile nel deep web (la parte sotterranea di Internet dove bazzicano solo nerd e pirati) e, peggio, anche nel peer to peer (il diffusissimo metodo di scambio di file ad appannaggio anche dei più imbranati), è accompagnato da una mappa mondiale che dà

conto del numero degli iscritti e della percentuale di uomini e donne, città per città.
A colpi di zoom, si arriva anche a Varese. E si scopre che gli iscritti in città sono 2174, il doppio di Busto Arsizio che a parità di abitanti ha 1033 account e il triplo rispetto a Gallarate, dove gli aspiranti fedifraghi sono 705. Non perché Varese sia la nuova Peyton Place, ma perché – per fin troppo ovvie ragioni di privacy – gli utenti dei Comuni più piccoli preferiscono dichiararsi genericamente varesini che non, che so, di Malnate. Certo, ci sono anche quei 44 premi Nobel che hanno candidamente ammesso di essere di Gazzada Schianno: saranno gli stessi che si sono iscritti con la mail aziendale e adesso piangono per la privacy violata.
Anche la percentuale tra uomini e donne riserva poche sorprese: nella mappa Comuni grandi e piccini sono contrassegnati dal bollino rosso, cioè da utenti maschi oltre l’ottantacinque per cento. Solo due i bollini gialli: Gornate Superiore (83% di utenti uomini) e Viggiù (69%).
Ma prima di fantasticare sulle inquiete casalinghe di Viggiù, magari facendole incontrare con i celeberrimi pompieri per un film che inevitabilmente sarebbe vietato ai minori, va considerato che gli iscritti sono tredici in tutto, di cui quindi quattro donne in croce. Niente di scottante, insomma. Ma d’altra parte, chi sono gli infedeli virtuali iscritti al sito? Come se la cavano alla prova dell’adescamento on line? E soprattutto, quanti poi consumano?

Per scoprirlo è bastato un account civetta: nickname francese che fa subito libertino, foto vagamente porno soft manco fossimo su Instagram, localizzazione varesina ed eccoci nel regno della perdizione di Ashley Madison. Che dev’essere frequentato da non pochi analfabeti informatici, almeno a giudicare dalla quantità di iscritti incapaci perfino di posizionare la mascherina da Zorro che il sito gentilmente offre a tutela della privacy: le foto profilo con faccione in primo piano e mascherina piazzata a caso, tra la pelata e lo sfondo, sono tragicamente numerose.
Scarso il tenore del messaggio di presentazione medio: “Ciaooooo!” o “Eccomi!” o “Heyyyyyy!”, cose così. E i tentativi di approccio, di cui risparmiamo al lettore il pietoso racconto, non sono più originali. Non stupisce quindi se dopo mezz’ora di chat tre utenti su tre confessino di non aver mai rimediato un incontro vero e proprio: viste le premesse, sarebbe strano il contrario. Ci si iscrive con le peggiori intenzioni, insomma, ma si combina poco. Mica come nella chat di Facebook, il social dell’amicizia: lì sì che le corna attecchiscono facilmente e fioriscono rigogliose.