«Dalle paillettes tv all’aiuto agli ultimi. Gli “invisibili” hanno bisogno di noi»

La toccante testimonianza dell’unica donna del gruppo che soccorre senzatetto ed emarginati: «Molti di loro avevano una vita normale, sono stati rovinati dalla crisi. La gente passa e li ignora»

Maura Aimini è la coordinatrice dei City Angels – gli Angeli della Città – di Varese e Luca Alfano, nei suoi Caffè al Cuor di Sasso, ha voluta incontrarla a tutti i costi «perché c’è un mondo che teniamo lontano e ci fa paura». È facile capire quale sia: quello degli “invisibili”, di chi è finito, per i casi della vita, ai margini della società e vive senza più un tetto sopra la testa, senza neppure il calore di un focolare, ormai perso, dentro il cuore. «È proprio un mondo a parte, come se ci fossero due vite completamente diverse», dice Luca. E Maura ci introduce in questo mondo, parlando della sua scelta: «La decisione di diventare volontari presuppone sempre motivazioni profonde. Nel mio caso stavo vivendo un periodo nero. E allora ho deciso di aiutare gli altri: i più deboli, chi ha bisogno».

L’unica donna angelo – intendiamo dei City Angels ovviamente – di Varese spiega: «Aiutiamo la vecchina che viene aggredita dal tossicodipendente, ma aiutiamo anche lo stesso tossicodipendente, che dopo essere stato rilasciato magari va in overdose: noi siamo lì con lui, chiamiamo l’ambulanza e cerchiamo di salvargli la vita». Maura Aimini fa la parrucchiera ma dedica tantissimo tempo all’associazione, di cui fa parte fin da quando ha messo radici in città nel 2006. Nove anni («Anzi

dieci visto che i corsi di formazione sono iniziati nel 2005», specifica lei) in cui se ne sono viste di tutti i colori. Soprattutto dopo la crisi. «Sì, è vero – ammette la Amini – abbiamo incontrato tante persone che hanno subito il colpo della crisi. Sono state sfrattate, hanno perso il lavoro. Uomini e donne che hanno cinquant’anni e anche di più. Sono stati costretti a vivere in macchina, magari prima avevano una famiglia salda che però, stritolata dai problemi economici, è saltata per aria. Mandando a rotoli tutto».

La situazione è triste, ma i volontari dei City Angels devono avere sempre il sorriso sulle labbra: «Cerchiamo di azzerare i nostri problemi quando siamo sulle strade. Perché dobbiamo dare conforto a chi è già stritolato dalle sue pene e dal suo dolore». La prima uscita nel mondo sommerso degli invisibili non si può scordare: «Era il 2006 e noi eravamo novellini, senza esperienza. Anche Varese non ci aveva mai visti e c’era chi si chiedeva chi fossimo: picchiatori? No: indossiamo la divisa perché questo costituisce già un deterrente. Chi ci vede così vestiti ed è intenzionato a fare qualcosa di sbagliato, spesso desiste proprio perché portiamo questi abiti. Nel 2006 erano aperti ancora i sottopassaggi per andare alla stazione Nord da viale Milano. Erano luoghi di spaccio e noi ci passavamo sempre». I City Angels lottano contro l’indifferenza: «Quando vediamo una persona sofferente distesa a terra noi ovviamente corriamo a soccorrerla. In quel momento, però, vediamo tante persone che continuano il loro cammino senza neppure abbassare lo sguardo per vedere chi è per terra. La maggior parte della gente tira dritto». Agghiacciante.

A Varese ogni sera c’è chi non ha un tetto sotto al quale dormire: «Ci sono 30-40 persone che vivono così», assicura Maura. Sono “invisibili” che però vedono tutto: «Una volta siamo entrati in stazione alle due di notte e noi non riuscivamo a scorgere anima viva. Il giorno dopo queste persone che vivono lì ci hanno riferito tutti i nostri movimenti». Luca Alfano, a questo punto, centra il punto: «Voi City Angels portate coperte, bevande calde a chi non ha una casa e passa la notte fuori. Ma quello che conta di più è la parola». Maura sfodera il suo caldo sorriso solare, annuendo: «Certo, Luca, è l’attenzione nei confronti di chi ha bisogno che lo conforta davvero. Tante volte, nella quotidianità, capita che le persone non ascoltino i loro interlocutori. Noi invece dobbiamo ascoltare e cercare di far nostra la condizione di chi ci troviamo davanti. Tocchiamo la disperazione, c’è chi ci dice: “La notte ti dà tanto tempo per pensare e riflettere e i pensieri si sovrappongono l’uno sopra all’altro”. Noi siamo una presenza autentica e tangibile, intenzionata davvero a tendere una mano». Questa mano arriva nel cuore di chi la prende. Maura è una donna animata da grande forza e lo fa trasparire dal suo modo diretto di parlare. Anche Luca vuole sapere un poco di più di lei, che ha lavorato in televisione proprio nell’epoca d’oro dei network commerciali: «Dal 1985 al 1994 ho fatto parte della vecchia Fininvest come parrucchiera. Negli anni Ottanta non c’erano le dirette né i telegiornali e alla sera ero a casa. Poi con l’introduzione delle trasmissioni live e dei tg tutto è diventato più convulso. Seguivo “Buona Domenica”, ho lavorato con Marco Columbro, un uomo meraviglioso, proprio come Lorella Cuccarini: come li vedi sono. Gianfranco Funari era un personaggio vero e i suoi modi di dire romani erano splendidi come quello che diceva: non bisogna morire di Ferragosto per non disturbare i parenti in vacanza. Gianfranco D’Angelo era un simpaticone, con lui ho fatto delle sit com. E Alida Chelli, anche lei simpaticissima».

Dalle paillettes dello star system agli ultimi: un abisso in cui brillano gli angeli di Varese di cui fa parte Maura: «Sogno un sindaco che stia davvero in mezzo alla gente, senza nessuna barriera. Mi rendo conto che dicendo questo potrei passare per comunista o fascista, ma il contatto con la gente è quello che conta davvero». Luca Alfano saluta soddisfatto Maura e noi speriamo che questa chiacchierata serva, perché vogliamo il lieto fine a tante storie. Il ricordo più brutto di Maura in questi anni è proprio straziante: «Avevamo dato la coperta a Thomas la domenica e nei giorni successivi è morto di freddo. Spesso ci sono figli di facoltosi professionisti che fanno questa fine, e i genitori non reclamano neppure le spoglie dei ragazzi a cui hanno dato la vita. Come non li volevano più vedere da vivi, non vogliono vederli neppure da morti».