Dici maratona di Varese, pensi ad Arcelli: «Correndo conosci te stesso e vivi meglio»

Vi raccontiamo questa storica “prima” attraverso le persone che erano vicine al leggendario “Prof”. La moglie Angela: «Sognava la ciclabile negli anni ’70». Serena Martegani: «Avrebbe voluto correrla»

La prima maratona di Varese, che si corre oggi intorno al lago, andava intitolata a . Ci permettiamo di dirlo noi del quotidiano La Provincia: non per rovinare una festa, che la città ha tutto il diritto di vivere con gioia e spensieratezza, in questa lunga giornata di sport. Ma per rendere merito al “Professore” che ha rivoluzionato i modelli di allenamento in Italia e che, guarda caso, è stato una delle eccellenze del nostro territorio.

Arcelli non c’è più dal 30 giugno di quest’anno, che se l’è portato via improvvisamente a 75 anni. Ma la sua presenza è forte nel cuore di chi l’ha amato. A partire dalla moglie , sorella di , primatista e campione negli anni Sessanta dei 3.000 siepi: «Ancora nel 1970 – dice la signora Arcelli – si riteneva che i 42 chilometri della maratona rappresentassero un tragitto così pesante e stressante da non poter essere affrontato per più

di due volte all’anno. È stato mio marito a sfatare questo falso mito con una serie di studi e ricerche che sono state seguite in tutto il mondo e oggi, praticamente dappertutto, ogni settimana va in scena la maratona». Che Arcelli sia stato capace di cambiare una mentalità, ponendo le fondamenta per la moderna atletica, è ormai un dato acquisito. E nessuno deve dimenticarsi come il primo a portare una maratona intorno al lago di Varese sia stato proprio il “Professore” (continuiamo a usare la maiuscola non a caso): «Negli anni Settanta – continua Angela Begnis – mio marito ha organizzato un percorso intorno al lago che era stato sponsorizzato anche dalla Ignis. Ma lui sognava la pista ciclabile già in quel periodo e si era interessato anche a come fare per realizzarla. Poi però la sua proposta è stata bloccata».

Il preparatore atletico in grado di far correre forte il Varese di aveva dunque anche l’obiettivo di portare la città a correre sulla ciclabile, che nella sua testa esisteva già molto tempo prima che fosse costruita. Per questo la maratona di oggi, e a maggior ragione le prossime, non possono che essere intitolate – e non solo idealmente, come stavolta – a lui.
Non solo i suoi familiari sono i suoi eredi ma anche i collaboratori con cui ha condiviso una visione scientifica dello sport e dell’atletica (era laureato in medicina con tre specializzazioni: medicina dello sport, del lavoro e dietologia). , direttore sanitario del Campus, aveva preparato la maratona di New York del 2001, insieme ad Arcelli, con un corso lanciato l’anno prima: «Il nostro “Professore” aveva un cuore grande e stare vicino a lui significava farsi coinvolgere e crescere non solo professionalmente ma anche emotivamente. Trasmetteva la voglia di correre, la voglia di vivere e quella di conoscere: con lui il sapere e la scienza erano sempre condivisione».
Correre fa bene alla saluta e la Martegani lo sa meglio di chiunque altro: «È un’occasione per divertirsi coltivando il benessere fisico e mentale. Chi parte da zero deve abituarsi con carichi adeguati, incominciando con la camminata veloce almeno per un’ora. Servirà dunque differenziare gli allenamenti seguendo i consigli di Arcelli: il suo ultimo libro si chiama “Voglio Correre” e dice tutto».

Si può incominciare a correre a tutte le età, come testimonia, uno dei tanti partecipanti alla maratona di oggi: «Ho iniziato a fare maratone dopo i cinquant’anni e non mi sono mai scoraggiato, vedendo gli amici arrivare davanti a me. È prima di tutto una sfida con se stessi e quando si taglia il traguardo la soddisfazione è impagabile. Alla maratona di Venezia ho vissuto emozioni forti ma oggi si corre in casa, nello splendido scenario della nostra terra, per cui bisogna arrivare fino in fondo a tutti i costi perché gli amici ti guardano».
A proposito: sapete a che età ha incominciato con la maratona Arcelli? A 38 anni: nel 1978 ci aveva impiegato 3 ore e 43 minuti ma nel 1982, con quattro anni in più, era sceso a 3 ore e 12 minuti. Oggi il miglior tempo sarà comunque il suo: perché lui alla maratona di Varese – quella a cui bisogna appiccicarci per forza il suo nome – c’era già arrivato, sul tracciato della ciclabile, almeno 40 anni fa.