Disagio giovanile, campanelli d’allarme

L’assessore ai Servizi sociali Cislaghi dopo la scoperta di una baby gang di spacciatori. «Emergenza reale: crescono gli episodi di violenza, in casa e non. Alziamo la guardia»

– Disagio giovanile, è allarme sociale. «Si tratta di un problema reale, proviamo ad affrontarlo con la rete». Ad ammettere che c’è un’emergenza disagio giovanile in città è l’assessore ai Servizi sociali .
Negli stessi giorni in cui Busto Arsizio è impegnata con la Settimana dell’infanzia e dell’adolescenza, con incontri e occasioni quotidiane di confronto con le numerose realtà di volontariato e del terzo settore attive su questo fronte, il destino vuole che la città venga scossa da un episodio di cronaca che avvicina la realtà bustese a quella delle periferie più degradate delle grandi metropoli.

Sotto indagine della Polizia sei adolescenti, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, dediti a pratiche di spaccio di droghe leggere nei parchi pubblici e per le strade della città, in un quadro di sopraffazioni, ricatti, estorsioni e violenze che mette in luce metodi da gang che non ci si aspetterebbe in una città apparentemente tranquilla come Busto Arsizio.
«Nel weekend tireremo le somme della Settimana dell’infanzia e dell’adolescenza, visto che gli spunti di riflessione sono stati molteplici e significativi –

spiega l’assessore Cislaghi, anche ieri impegnato in alcuni appuntamenti legati all’evento – Di certo è emerso che il disagio giovanile è un problema reale, che si manifesta sempre più prepotentemente in città, legato a doppio filo alla crisi della famiglia. Le assenze dei genitori, soprattutto in certe situazioni sociali al limite, sono purtroppo un forte incentivo a comportamenti che vanno tenuti sotto osservazione».
Il ruolo di repressione delle forze dell’ordine, che nel caso della “baby gang” ha praticamente sradicato sul nascere il problema prima che prendesse piede, «è fondamentale – rimarca Cislaghi – Ma la vera risposta di prevenzione che la città può mettere in campo sono le iniziative di rete».

Coinvolgere associazioni, agenzie educative (scuole, famiglie, parrocchie) e istituzioni, mettendole insieme per definire percorsi di monitoraggio e prevenzione e per dare alternative ai ragazzi.
«Ieri ad esempio è stato segnalato un problema crescente di violenze in famiglia – aggiunge l’assessore – È chiaro che, di fronte a situazioni di degrado di questo tipo, non tutti reagiscono allo stesso modo».
Così bullismo e disagio giovanile possono essere dirette conseguenze di situazioni familiari precarie. E, al di là del fatto che tre dei sei ragazzini incastrati dalla Polizia siano di origine straniera, «la distinzione è molto relativa – sottolinea Cislaghi – visto che il fenomeno è generalizzato».