È già caccia record ai cinghiali In un giorno presi 28 esemplari

L’operazione è stata condotta domenica da una squadra di esperti. Popolazione in aumento esponenziale. E si alzano i rischi per le case

– Domenica, nei boschi tra Varese e Gavirate, in collaborazione con Provincia e Parco del Campo dei Fiori, è stata effettuata dalla “squadra del Campo dei Fiori” una “eccezionale braccata”. Questo il termine tecnico utilizzato per indicare una battuta di caccia collettiva al cinghiale con l’aiuto di cani addestrati al cinghiale. Il bilancio è la cattura da record di 28 animali.
Ha operato nella zona, come si diceva, la “squadra del Campo dei Fiori”, territorialmente competente, diretta dal caposquadra .
Sin dall’inizio della battuta è apparsa la presenza di un grande numero di esemplari ed è stato quindi importante intervenire, curando la coordinazione e il controllo al fine di evitare che i cinghiali, data la vicinanza alle abitazioni, si dirigessero in paese o negli orti, cercando pertanto di sospingerli verso il bosco.

La caccia al cinghiale è un’arte ma anche un necessario e indispensabile controllo degli animali, attraverso un’azione di caccia specializzata, senza disturbare le abitazioni circostanti, volta a evitare danni dei cinghiali a persone, abitazioni e coltivazioni. Il cinghiale infatti ha un comportamento alimentare onnivoro ed opportunista, nonostante si faccia di tutto per ridurne il numero, è in grado di adattarsi meglio di altre specie alla sopravvivenza e a volte proprio avvicinandosi decisamente troppo agli abitati.
La braccata quindi è

la attuale evoluzione di una antichissima forma di caccia, la caccia collettiva con i cani, che avviene attraverso un intervento mirato di una squadra di caccia in un’area in precedenza definita, con la delimitazione di una parte di territorio con una serie di poste formate da cacciatori fermi che aspettano.
Dai confini opposti di quel territorio di intervento altri cacciatori, appassionati cinofili, con l’ausilio di cani specializzati nella ricerca del cinghiale scovano il suide selvatico sospingendolo dai roveti e dagli altri luoghi difficilmente accessibili dove di giorno si rifugia verso le poste, qui giunto incontra i cacciatori appostati per fermarlo.
Ciò avviene grazie a cani altamente specializzati ed addestrati: molti dei cani della squadra infatti superano prove ed esami di abilitazione, ottenendo la qualifica di cani “limieri”, ossia in grado di effettuare un’azione mirata sul cinghiale.
Operano con la squadra anche i cani da traccia, ossia cani che per istinto ed addestramento sono in grado di seguire la traccia di animali feriti, permettendo al cacciatore di rinvenirli e porre fine alle loro sofferenze.
Il tutto secondo principi di un’“etica venatoria” che vede il cacciatore immergersi e conformarsi alla natura e non contrapporsi ad essa, improntando la sua azione ad un confronto altamente rispettoso con l’animale selvatico.

“Una braccata straordinaria” riferisce il caposquadra e cacciatore esperto Migliazza: «Anche a fronte della diminuzione del numero di cinghiali dovuto alla carenza alimentare, come la diminuzione delle castagne, loro alimento principale, con un risultato davvero record».
Il cinghiale, già eletto a simbolo dai nostri antenati per le sue vigorose energie e la natura selvaggia, è un animale da controllare per fare in modo da poter garantire a tutti di vivere più serenamente ai margini dei magnifici boschi della nostra Provincia.