Ebola: Ostetrica varesina in quarantena

È in quarantena in un appartamento in Lombardia perché ha lavorato, per ben 130 giorni, con Cuamm Medici con l’Africa a Pujehum in Sierra Leone, uno dei tre Paesi colpiti dall’epedimia di ebola.

Si chiama ed è un’ostetrica varesina, formatasi all’Università degli Studi dell’Insubria, poco più che trentenne.
Da giugno alla scorsa settimana, Chiara ha lavorato tra i materassi blu della maternità e i sacchi di acqua fredda per i bambini ammalati.
Per cinque mesi ha operato indossando doppi guanti, mascherine, stivali di protezione e la tuta anti ebola pronta per l’emergenza. L’ostetrica, insieme al chirurgo , è stata evacuata dal reparto di maternità di gran fretta a causa di errori del personale sanitario nazionale che ha esposto tutti i presenti a un rischio elevato di contagio,

nonostante non stesse operando nella tenda di isolamento ebola.
Da Freetown, Chiara ha raggiunto Malpensa dove ad attenderla ha trovato il fratello e medici e infermieri del personale aeroportuale. Da lì è stata trasferita al Sacco di Milano, dove l’equipe del varesino , primario del dipartimento di Malattie infettive dell’ospedale e custode del “bunker” anti ebola di Milano, ha valutato il suo grado di rischio e ha deciso l’isolamento a casa, sola, per 21 giorni in via preventiva. L’ostetrica riceve tre chiamate al giorno dall’Asl che verifica che si sia misurata la febbre.
Passa le sue giornate attendendo il via libera per abbracciare amici e familiari, tra una birretta e una chiacchierata al cellulare. Ma Chiara starebbe già pensando di ritornare in Sierra Leone.
La donna non è nuova in queste missioni umanitarie, la sua voglia di esserci per gli altri, per i più bisognosi, negli anni scorsi l’aveva portata anche a operare ad Haiti. Intanto il Collegio delle ostetriche di Varese le fa sentire la propria vicinanza. «Le abbiamo mandato una mail – spiega la presidente del collegio, – per farle i più sentiti auguri e darle il ben tornato».