Ecco come colpiva la “banda degli zingari”

Il gruppo autore degli assalti ai bancomat dei benzinai aveva un approccio militare. Pianificavano ogni dettaglio con scrupolo ed erano pronti a ricorrere alla maniere forti

– Dopo gli arresti, che hanno portato in carcere otto persone, stanno proseguendo le indagini da parte dei carabinieri del Reparto Operativo di Varese sulla modalità dei colpi messi a segno dalla banda della “spaccata”. Il gruppo criminale degli “zingari” negli ultimi mesi ha saccheggiato, armati di kalashnikov, una trentina di self service tra la Lombardia e il Piemonte. Il Basso Varesotto è stata una della zona più colpita dalla banda. Gli investigatori stanno dando impulso alle indagini per delineare il quadro e l’ambito della loro azione criminale.

E’ emersa un’organizzazione di carattere militare formata da un capo e mente del “commando”, gli autisti, la “manovalanza” che muniti di attrezzi, talvolta con un’ascia, avevano il compito finale dello sradicamento della colonnina e di caricarla sulle auto di grossa cilindrata e le sentinelle che garantivano una copertura armata durante i colpi.
Sentinelle chiamate anche a dare eventuale supporto a bordo di macchine di grossa cilindrata per scortare il mezzo con la refurtiva ostacolando l’intervento

delle forze di polizia. Sono 18 i colpi accertati, anche se ci sono sospetti molto concreti che le stazioni di servizio saccheggiate siano molto più numerose. Si parla anche si una trentina di negozi svuotati.
Dalle indagini è venuta a galla anche la violenza usata durante i colpi. In questo senso è esemplare qaunto accaduto il 6 luglio 2014 quando, in una zona di campagna di Settimo Milanese, dopo essersi introdotti di notte in una azienda agricola per rubare un trattore, sono stati sorpresi dal proprietario il quale è stato selvaggiamente aggredito e picchiato. Fondamentale per le indagini è stata anche la collaborazione dei gestori dei distributori di carburanti e della sicurezza delle compagnie petrolifere colpite da questo fenomeno, fornendo di volta in volta utili informazioni, mettendo a disposizione in tempi ridottissimi le immagini degli assalti e permettendo in tempo reale una mappatura completa del fenomeno.

Grazie alle indagini è stata ricostruita con dovizia di particolari anche la fase preparatoria della banda: i componenti del gruppo facevano accurati e minuziosi sopralluoghi per controllare gli orari di prelievo del denaro contante, conoscere e provare le vie di fuga, molte volte anche in aperta campagna, percorrendole di notte, a luci spente, ipotizzando eventuali blocchi stradali delle forze dell’ordine. Insomma, un approccio quasi militare.
Controllavano cantieri stradali o aziende agricole, dove rubare potenti camion, ruspe o trattori. I mezzi rubati, spesso nella zona di Malpensa, fungevano da “ariete” che veniva utilizzato per sfondare gli impianti.