Giù le mani da San Fermo «Qui ci sono cuore e aiuto»

Dopo i fatti delle ultime settimane, da San Fermo arriva un grido: «Non siamo un ghetto. I problemi ci sono, ma li affrontiamo come meglio possiamo».

Lo racconta Rita Traetta, educatrice volontaria dell’oratorio del quartiere, che si fa portavoce di una realtà, quella parrocchiale, che insieme ad altre cerca di dare una risposta ai problemi di uno dei quartieri più atipici di Varese. Dopo i fatti delle scorse settimane, con una donna fermata per spaccio in pieno giorno nella centrale piazza Spozio e, pochi giorni prima, la rapina con aggressione a due ragazze nella stessa zona del quartiere, gli animi si accendono.

«I problemi a San Fermo ci sono, non si può negare – spiega Rita – ma la buona volontà degli altri residenti c’è, e porta risultati. Per una parte di quartiere che sente il disagio crescere con l’avanzare della crisi, c’è un’altra parte che non si arrende, si tira su le maniche e cerca di aiutare chi sta vicino».

Con questo spirito sono nate alcune iniziative della parrocchia: c’è l’associazione San Vincenzo, espressione della Caritas, che viene incontro alle famiglie in difficoltà offrendo di pagare le bollette, fornendo vestiti e altri interventi immediati, e poi c’è l’oratorio. «Uno spazio aperto, dove i ragazzi sanno di trovare ascolto e possibilità di fare comunità – racconta Rita – anche chi non è cristiano è ben accetto, e se non vuole unirsi ai momenti di preghiera nessuno lo giudica. Aspetta e, quando è finito, torna con gli altri». Non solo: da qualche tempo è partita l’iniziativa delle «famiglie tutor»; tra gli adolescenti, una famiglia prende in carico un ragazzo che viene da una situazione di difficoltà. Lo aiuta soprattutto nello studio, e lo coinvolge nelle attività ricreative dell’oratorio. «Un modo per farli sentire a casa e far capire che, se le famiglie non possono, c’è comunque qualcuno a cui possono rivolgersi».

Perché i ragazzi di San Fermo, spiega Rita, non sono tutti legati a “brutti giri”: «Settimana scorsa qualche decina di loro è stata coinvolta nella pulizia dei boschi intorno al quartiere, e tra poco più di un mese si impegneranno nella raccolta del ferro, che porta fondi all’oratorio per portare avanti le nostre attività».

Resta, però, il neo di piazza Spozio: «San Fermo, purtroppo, è stata progettata secondo criteri che aiutano la formazione di gruppi di persone portatrici di vari disagi».

Piazza Spozio, con lo spaccio di droga spesso fin troppo evidente, ne è la dimostrazione anche se, dice sempre l’educatrice, «negli ultimi anni la situazione è comunque migliorata. Ringraziamo le forze di polizia perché fanno quello che possono». Qualche tempo fa un gruppo di residenti aveva richiesto un presidio permanente in piazza Spozio per scoraggiare i malintenzionati. «Sappiamo che i tempi di realizzazione di certi progetti sono lunghi, e le risorse poche – conclude Traetta – ma siamo fiduciosi e continuiamo a lavorare. Non solo all’oratorio, ma anche con le altre realtà del quartiere riunite nel tavolo di comunità e sviluppo: le iniziative sono tante e danno frutti».

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