«Giusto smantellare l’inceneritore Accam per il bene di Busto»

Accam, il fronte del revamping continua a traballare. «Abbiamo finalmente l’occasione per chiudere l’inceneritore una volta per tutte. Facciamolo per la gente di Borsano»

L’obiezione di coscienza di, borsanese, vicepresidente del consiglio comunale in quota Lega Nord, che si schiera apertamente con il fronte del “no” ad ogni ipotesi di revamping, anche quella ridotta di una sola linea.

E invita «quei consiglieri di maggioranza che ammettono le loro perplessità sull’operazione e si stanno allineando su posizioni critiche» ad uscire allo scoperto, «perché questo è l’ultimo treno per una svolta per il territorio di Borsano che convive da sempre con l’Accam».

Dubbi sul futuro

Di certo, quando dovesse esserci una votazione in consiglio comunale per autorizzare quel revamping parziale che rappresenta lo scenario più gradito all’amministrazione comunale di Busto Arsizio (tanto che il sindaco
ha minacciato lo spegnimento immediato dei forni di Accam per forzare i colleghi dei 27 Comuni soci a scegliere uno dei quattro scenari delineati dal tavolo tecnico), Pinciroli non ha dubbi su come esprimersi quando sarà il momento: «Voterò contro o non voterò. Non posso dire sì ad un investimento da più di venti milioni di euro per il quale non si ha minimamente idea di quale sarà il ritorno. Con i rifiuti che diminuiscono grazie alla raccolta differenziata, e l’abbondanza di inceneritori che abbiamo in Lombardia, il rischio è di realizzare una struttura che in futuro dovrà essere fatta funzionare con rifiuti “importati” da fuori consorzio. Sarebbe assurdo».

«Oltre il danno la beffa»

Per l’esponente della Lega Nord infatti il rischio per i borsanesi è che «al danno si aggiungerà la beffa. Non solo dovranno convivere ancora per almeno vent’anni con l’inceneritore, visto che un progetto così impegnativo come il revamping non si può certo ammortizzare entro il 2025, ma probabilmente si troveranno a dover pagare lo smaltimento più di quanto invece non potrebbero pagare rivolgendosi ad altri impianti che hanno “fame” di rifiuti da bruciare e che ne avranno ancora di più in futuro».

Insomma, «un progetto antieconomico» a cui finalmente dire di no, senza esitare, anche se richiede uno sforzo immediato per la dismissione e la bonifica del sito da restituire alla città di Busto Arsizio e alla sua gente.

Potrebbe però valerne la pena: «Avevo una decina di anni quando Accam ha iniziato a funzionare – ammette Livio Pinciroli in conclusione- non vorrei essere costretto, come tanti altri borsanesi della mia generazione, a convivere per tutta la vita con quell’inceneritore».n Andrea Aliverti