Gli insegnanti della Bosina «Caro Salvini, aiutaci tu»

Stipendi e Tfr: lettera dei prof appiedati dalla chiusura della scuola: «Chiediamo soltanto che ci venga riconosciuto ciò che ci spetta»

– Gli insegnanti della scuola Bosina scrivono a . Stipendi arretrati, Tfr mai arrivati e alcuni sono ancora assunti a tempo indeterminato: «Ci aiuti lei a risolvere questa situazione».
Sono una decina gli ex insegnanti che, a tre mesi dalla chiusura dell’istituto e dalla nomina di un liquidatore, aspettano ancora di prendere i loro soldi.
La scuola Bosina era nata come progetto educativo culturale della Lega Nord. Fortemente voluta dalla moglie di ,, per alcuni anni ha funzionato benissimo, riuscendo a crescere fino a comprendere tutto il ciclo scolastico, Liceo compreso. C’è chi sostiene che ciò sia avvenuto grazie ai finanziamenti, molto generosi, ricevuti dal partito e che, una volta cambiati i vertici del Carroccio sia mancata la volontà di politica di continuare a sostenerla. Forse, invece ,è solo una coincidenza che a distanza di due anni dallo scandalo che ha travolto la famiglia Bossi, sia naufragata anche la scuola.

Per un motivo o per l’altro, oggi l’istituto che insegnava il dialetto ai bambini non esiste più. Rimangono solo i debiti e la delusione degli insegnanti che, fino all’ultimo, hanno creduto che la situazione non fosse così grave e che la scuola sarebbe stata «ristrutturata», come aveva detto lo stesso Bossi a ridosso della fine dello scorso anno scolastico.
«In realtà non è stato così – scrivono nella lettera indirizzata a Salvini – La poca lungimiranza o semplicemente lo scarso realismo con cui si sono gestiti i momenti finali e l’ultimo

anno scolastico, sono la cosa che ci rattrista di più. Si è aspettato troppo per dichiarare che la situazione finanziaria era così grave. Gestendo in modo più trasparente queste difficoltà non si sarebbe arrivati al punto in cui siamo oggi».
Ossia che i dipendenti hanno in arretrato diverse mensilità, l’indennità di mancato preavviso non è stata corrisposta, il Tfr è scomparso e i contributi sono stati versati solo in parte.
«Alcuni di noi si sono dimessi per giusta causa – continuano – ma alcuni sono ancora assunti a tempo indeterminato e non hanno ricevuto comunicazione di licenziamento». Una situazione imbarazzante e per alcuni emblematica della pessima gestione dell’Istituto. «Se si fosse preso atto della situazione un anno fa – sostengono – e la scuola fosse stata chiusa in modo programmato, i genitori non si sarebbero trovati a settembre senza sapere dove iscrivere i figli e noi dipendenti ci saremmo potuti organizzare in modo alternativo».

L’ultima spiaggia per gli insegnanti si chiama Matteo Salvini, chiamato a prendere una posizione e risolvere la loro situazione. «Chiediamo soltanto che ci venga riconosciuto ciò che ci spetta per il nostro servizio e la nostra dignità – concludono – Ci rivolgiamo a Salvini, che si sta muovendo per i problemi dei lavoratori italiani, di affrontare anche la nostra di situazione».