Gli ultimi? Clochard e stranieri La loro chiesa qui è una stazione

Tanta gente alla consueta messa scout di Natale celebrata nello scalo Fs di Varese. Una Babele di persone attorno all’altare. «Il presepe abita nel mondo e ci incontra»

«Questa è la predica più inconsueta in 23 anni di sacerdozio». Così don ha definito l’omelia all’interno della celebrazione natalizia, svoltasi alla stazione delle Fs di Varese nella sera del 24 dicembre.
Organizzata dai giovani e dai capi del gruppo scout Agesci Varese 1, la messa, alla sua 17ª edizione, è ormai un appuntamento consolidato per la città, pensata simbolicamente negli spazi della stazione: dapprima per coloro che erano socialmente emarginati, ora rivolta alle comunità straniere che hanno trovato casa nel territorio della provincia.
Il commento del sacerdote, però, più che alla sobrietà attraverso cui si caratterizza la celebrazione, era rivolto alle proteste presentate da un uomo proprio nel momento dell’omelia.

«Vi stanno prendendo in giro!», ha esordito l’intruso, visibilmente ebbro. Non è mancata la risposta del don, che ha invitato i fedeli ad applaudire a «Gesù che nasce per noi e ci prende tutti in giro».
Alla crescente insistenza delle molestie dell’uomo, i capi scout hanno chiamato il 113 e in pochi minuti una pattuglia della polizia è intervenuta riuscendo ad allontanarlo dalla celebrazione.
Incurante del fuori programma, don Enrico ha proseguito la sua predica singolare,

che lo ha visto protagonista di un incisivo appello ai presenti. «L’amore di Dio è invadente, nel tempo di Natale – ha spiegato l’assistente ecclesiastico dei 9 gruppi scout attivi sul territorio che si estende fra Gallarate e Luino – Si fa vicino in una maniera scomoda, e ci chiede di mescolarci alle persone e dedicarci all’altro senza menefreghismo».
«Il presepe è fermo – ha osservato – ma il mistero del Natale è dinamico, e richiede all’uomo di abitare in mezzo agli uomini. Se da questa messa torneremo a casa come prima, con disinteresse, allora stare qui è inutile».
La celebrazione, che fra i fedeli ha visto numerosi membri dei gruppi scout della provincia, è riuscita nel suo intento, vedendo prendere parte al momento liturgico persone di lingua inglese, francese, spagnola e pure finlandese.
«Secondo me è un bel segno, le persone vengono e partecipano – ha commentato don Enrico al termine della funzione – Cercano un momento significativo, e si muovono per raggiungere un luogo d’incontro diverso dal solito. La messa di quest’anno è stata partecipata e c’è stata molta generosità sia per la colletta alimentare che all’offertorio, ma credo dovrebbe essere un poco rivalorizzata nel suo significato».

I fedeli hanno poi festeggiato il 25 dicembre con pandoro e vin brulé.
Non hanno mancato all’appuntamento anche molti cittadini distanti dal mondo dello scoutismo, decisi a vivere con uno stile inusuale la tradizionale messa di Natale e disposti a farsi provocare dalle parole del sacerdote, a tratti dure e senza sconti.
«Il Natale è un momento rischioso – ha concluso l’omelia don Enrico – Dio si fa vicino in modo ingombrante alla nostra ricca e pigra solitudine, non te ne liberi, e ti ama di un amore invadente e testardo. Ciò che ci debilita e sorprende in questa notte è il grande segreto svelato che noi siamo capaci di amare. Volete essere uomini e donne veri? Amate le persone dove e come c’è bisogno, anche chi credete che quell’amore non lo meriti».