I gallaratesi danno i voti alla città

Occorre dirlo subito: «Non vendo niente, sono una giornalista, si tratta di un servizio sulla città». Ecco allora che lo scettiscimo da alzata di spalle che avrebbe fatto cambiare subito direzione viene lasciato da parte e i gallaratesi si fermano, parlano, raccontano volentieri come vivono nella loro città. Cosa c’è di bello e cosa, invece, non funziona.

C’è chi è assolutamente felice di abitare qui e chi, ben più di qualcuno, evidenzia di contro che «ormai ci sono più extracomunitari che gallaratesi». In ogni caso il punteggio dato alla città dei Due Galli può arrivare fino al 7 e mezzo, non male, ma non di più.

«È una città tranquilla e vivibile, io sono nata qui e ammetto che c’è anche l’affetto a farmi parlare in un certo modo, ma si sta bene», dice , un passeggino da spingere per le mani l’altro ieri mattina. «Trovo sempre parcheggio in zona disco orario, faccio una passeggiata con mia figlia nella zona pedonale e non posso proprio lamentarmi. Da quando giro con il passeggino, ho però notato barriere architettoniche alle quali, altrimenti, non avrei fatto caso».

Manca il verde? «C’è parco Bassetti», risponde la giovane donna che promuove a pieni voti Gallarate. «Sì, le darei un bel 7 e mezzo; se ci fosse il mare, per la gioia di mio marito, anche 9». Di tutt’altro avviso un pensionato che da 40 anni vive in città e che vuole mantenere l’anonimato. «Qui si gira bene», confessa mentre è in sella alla sua bici in via Mazzini. «Nella zona pedonale si sta ancora bene ma appena fuori da qui le auto non rispettano strisce pedonali e regole. Ci vorrebbe un percorso ciclabile».

Circa la vita in città: «La sera è un manicomio, dalle parti dei “camini” è un gran chiasso fino alle 2 – 3 del mattino con lampioni rotti e rifiuti sparsi per terra. Non c’è più rispetto per niente e nessuno. Quindici giorni fa è stato versato detersivo nella fontana vicino al municipio; in centro c’è chi rovescia i grossi vasi con le piante, chi bivacca sugli scalini della basilica e in via Mazzini, di sera, ci sono soltanto extracomunitari seduti con i piedi sulle panchine che ti rispondono pure male se dici qualcosa».

Dalle parti del “cilumone” come lo chiamano i giovani, il filo tra legalità e illegalità «può essere sottile» riconosce , 26 enne innamorato della sua città. «Il centro è “morto”, in piazza Garibaldi c’è un gran giro di ragazzi la sera, ma i locali sono sempre quelli una volta visti. Mancano iniziative culturali, attrazioni, eventi organizzati. Non basta un palco, si potrebbe fare di più». Eppure Gallarate «è la mia città», chiude Luca. «Per me è da 7.5 tendente all’8».

Un voto che non trova d’accordo Stefano, uomo e padre di famiglia ben più avanti negli anni che punta l’indice sulla «mancanza di negozi in centro, gli affitti sono troppo alti» ma condivide il bisogno di «manifestazioni» perché «solo così si movimenta la città».

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