I vicini sotto choc «Se capita a noi?»

«Adesso basta: vogliamo vivere sicuri a casa nostra. Quello che è capitato al povero Faraci sarebbe potuto accadere a chiunque di noi».

La Maddalena si mobilita: in via Briante, dove Antonio Faraci, 72 anni, è stato massacrato nella sua abitazione, ieri è nata l’idea di «un comitato di cittadini per la sicurezza nel nostro quartiere». La proposta, che ha già incassato parecchie adesioni, arriva da , dirimpettaio di Faraci e a sua volta vittima di un tentativo di furto.

«In questo momento mi rendo conto che noi siamo stati estremamente fortunati – spiega Olivari – In casa nostra ci sono entrati di notte, con noi addormentati nelle nostre camere. Ad accorgersi che qualcosa stava accadendo è stata mia figlia, è stata lei a dare l’allarme. Sono fuggiti, ma dopo quello che è accaduto sabato mi rendo conto che si è trattato di fortuna, pura fortuna. Avrebbero potuto aggredirci invece di scappare».

Ieri in via Briante i residenti erano tutti «Antonio Faraci», a testimonianza della paura che raggela l’intero rione dopo l’accaduto. «Sì siamo tutti come il povero Antonio, perché sarebbe potuto accadere a ciascuno di noi. Chi è entrato nella sua abitazione – raccontano i vicini – Avrebbe potuto farlo anche con noi. Per questo sabato notte siamo tutti scesi in strada. Eravamo tutti lì. Con i carabinieri che ci dicevano di allontanarci, ma nessuno si è mosso di un passo».

Anzi il rione, piano piano, si è riversato in via Briante. Una piccola, compatta, scossa e motivata folla illuminata dai lampeggianti delle auto dei militari. «Non ci siamo mossi e abbiamo anche spiegato il perché – ha detto Olivari – Questa è casa nostra, Antonio era un nostro vicino, lo conoscevamo e il senso di dispiacere e insicurezza nato da quest’aggressione barbara ci accomuna. Siamo rimasti per testimoniare la nostra solidarietà a una famiglia colpita da una tragedia tanto enorme, una famiglia che, ne siamo consapevoli, avrebbe anche potuto essere la nostra».

In via Briante ieri c’era un’aria grave. L’omicidio di Faraci, le modalità con le quali è avvenuto e l’ipotesi del furto o della rapina finita male hanno fatto sì che i ranghi si serrassero: «Siamo cittadini – hanno spiegato i residenti – chiediamo il diritto di non avere paura nelle nostre case».

È come se l’assassinio abbia spinto tutti ad alzarsi in piedi: «Due anni fa hanno ripulito tutta la via praticamente», spiegano. Uno alla volta ciascuno racconta la propria esperienza: sono almeno sei le abitazioni che i ladri hanno violato o tentato di violare in 24 mesi nel raggio di tre, quattro cento metri. «Questa mattina mi ha chiamato mio figlio dicendomi di barricarmi in casa – racconta una vicina – Ho sprangato tutto. Ma servirà? Basterà? Questa notte non ho chiuso occhio. Un pensiero fisso nella testa: se vogliono entrare entrano. Antonio aveva avuto un ictus, era invalido, muoveva a fatica un braccio e zoppicava leggermente. Era appena uscito dall’ospedale, quindi era un pochino debilitato. Cosa mai potrà aver fatto per venire massacrato? Quale reazione potrà aver mai avuto un pensionato davanti a un ladro da farlo reagire così? Antonio non poteva rappresentare un pericolo. Forse si è limitato a chiedere aiuto. Una parola: aiuto. E l’altro ha reagito in modo così violento, così spropositato».

Olivari gli fa eco: «Sono persone che non hanno niente da perdere. Non hanno alcuna considerazione per la vita. L’hanno ucciso come per togliersi un fastidio, perché certo Antonio, solo in casa e malato, non poteva costituire un pericolo».

Il pensiero di tutti corre quindi a , la moglie di Faraci: «È tornata a casa verso le 20 – raccontano i vicini – L’ha trovato lei. È corsa fuori chiedendo aiuto, parlava di sangue e di Antonio. Poi sono arrivati i carabinieri, i familiari e l ’ambulanza. Ha avuto un mancamento, povera donna, l’hanno calmata i medici. Abbiamo temuto il peggio anche per lei, lo choc è stato devastante. E del resto chiunque avrebbe reagito così. Ci siamo avvicinati per qualche secondo, abbiamo cercato di capire come stava. In certe situazioni qualunque cosa tu dica ti sembra fuori luogo. Ma adesso vogliamo sicurezza, nel nome di Antonio. Questo, sì, ci sembra appropriato».

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