Il Circolo batte un altro record Salvata da un doppio aneurisma

Un intervento unico nel suo genere è stato eseguito nei giorni scorsi all’ospedale di Circolo di Varese da un’équipe di medici dell’Università dell’Insubria.

Si é trattato di un intervento “salva paziente”, una donna milanese di 57 anni, da un doppio aneurisma, il primo all’arteria renale di circa 6 centimetri e il secondo all’arteria splenica di circa 3 centimetri, con tecnica mini-invasiva. Nonostante le notevoli dimensioni dell’aneurisma renale, grazie alle tecniche innovative utilizzate, si è potuto salvare un organo importante come il rene.

«Si è trattato di un intervento tanto delicato quanto complesso, eseguito in team dalle équipe afferenti alla Chirurgia generale, vascolare e a quella dei trapianti», spiega il professor Luigi Boni, direttore del Centro di ricerche in chirurgia mini-invasiva dell’Insubria.

La complessità del caso era legata alla probabile e improvvisa rottura delle due dilatazioni che avrebbero potuto causare sanguinamenti molto importanti e fatali. «Mentre la milza, se necessario, può essere “sacrificata” se l’asportazione della dilatazione della sua arteria ne causa “ischemia”, per il rene volevamo se possibile preservare la sede. Le caratteristiche della dilatazione non permettevano di trattarlo in sicurezza con una tecnica “endovascolare” radiologica; l’unica possibilità era l’asportazione della dilatazione e la ricostruzione dell’arteria – continua Boni – ma, a causa della localizzazione, questo poteva essere fatto solo al di fuori dell’addome, dopo aver prelevato temporaneamente il rene, con tecnica microchirurgica così detta “da banco”».

L’intervento ha previsto quattro diverse fasi, per una durata totale di oltre dieci ore.

Nella prima parte il professor Boni e la sua équipe hanno prelevato il rene destro della signora con una tecnica mini-invasiva utilizzando quattro piccole incisioni addominali, con una tecnica innovativa, la “fluorescenza”, che l’Ospedale di Varese è tra i primi al mondo ad aver adottato e che permette una “navigazione” intra operatoria, impiegata in questo caso per l’identificazione dei vasi sanguigni. Una volta estratto il rene da una piccola incisione è stato sottoposto, in ipotermia, all’asportazione dell’aneurisma e alla ricostruzione con tecnica microchirurgica dell’arteria renale dall’équipe del professor Matteo Tozzi, chirurgo vascolare e trapiantologo del Circolo. Nel frattempo, il professor Boni ha trattato, sempre con tecnica mini-invasiva a fluorescenza, l’altra dilatazione sull’arteria splenica. Infine il rene è stato re-impiantato alla paziente dal professor Tozzi. «Si è trattato di un lavoro di équipe – conclude Boni – al quale hanno collaborato vari professionisti».

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