«Il dramma di Paolo VI per Moro Voleva offrirsi alle BR al posto suo»

Monsignor Ettore Malnati ricostruisce il terribile ’78 attraverso i racconti di Macchi. «Per lo statista della Dc tentò il tutto e per tutto. E fece un voto, ma non rivelò quale»

Monsignor: «Paolo VI voleva Moro libero», anche a costo di offrirsi al suo posto. Il sacerdote varesino, oggi vicario per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste, riprende le fila dei racconti di quanto gli riferì un testimone diretto dei fatti: il segretario di Papa Paolo VI monsignor , il vescovo varesino del quale è stato stretto collaboratore.
Una riflessione che arriva a pochi giorni dalle dichiarazioni del Nunzio Apostolico nel Regno Unito monsignor , ascoltato, dopo l’autorizzazione della Segreteria di Stato vaticana, dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di .

«La vicenda del sequestro Moro ha prostrato profondamente l’animo di Paolo VI», dice don Malnati riportando i ricordi di 37 anni fa quando lo statista democristiano venne rinchiuso per 55 giorni, dopo la strage della sua scorta avvenuta la mattina del 16 marzo.
Il dolore del pontefice nasceva «non solo per l’amicizia tra l’antico assistente e il giovane universitario, ma anche per il colpo inferto al cuore delle Istituzioni del Paese che Egli amava profondamente».


Per tutti quei lunghi giorni dal sequestro di via Fani sino al ritrovamento del corpo esanime «Paolo VI tentò in tutti i modi di avere delle informazioni e dei contatti, per poter arrivare alla liberazione dell’onorevole Moro. Interessò personalmente il suo segretario, monsignor Macchi e Padre Cremona, affinchè cercassero tutti i contatti possibili, da quelli istituzionali al mondo delle carceri, a quelli dei servizi segreti, a tutte quelle realtà anche politiche che avrebbero potuto dare un indizio». In questo impegno della Segreteria particolare del Santo Padre venne anche avvicinato don Mennini, che si diceva vicino alla famiglia Moro.