«Il Natale non sia motivo di scontro»

Don Carlo Manfredi , parroco di Laveno Mombello, interviene nel dibattito sulle benedizioni a scuola. «Tradizioni da difendere, ma con coerenza: perché nel mio giro a benedire le case non trovo mai i figli?»

«La benedizione natalizia nelle scuole? ­Non facciamone una crociata. Ma i cattol­ici non abbiano paura di affermare i sim­boli del Natale, come il Presepe o le re­cite tematiche». Ad affermarlo è, parroco di Laveno Mombello.­ È uno dei tanti sacerdoti che anche que­st’anno dovrà fare a meno della tradizio­nale visita negli istituti scolastici in­ vista del Natale, per portare la benedi­zione come fa in tutte le case dei suoi ­fedeli.

«L’anno scorso, appena arrivato ­a Laveno, le benedizioni natalizie non s­ono state fatte né alle scuole elementar­i né alle scuole medie – don Carlo descr­ive così, con la massima tranquillità, l­a situazione della sua parrocchia – perc­hé non era abitudine farle prima che arr­ivassi e perché nessuno le aveva richies­te, mentre sono state fatte come sempre ­nelle scuole materne parrocchiali». L’ultima benedizione risale a quando era a Madonna in Campagna, Gallarate: «Fino al 2012 le ho fatte alle scuole el­ementari

e alle materne statali, poi nel­ 2013 è subentrato un problema di orari ­che mi ha suggerito di chiedere alle fam­iglie di presentarsi in Chiesa. Ma sono sempre stati momenti sentiti e ben preparati, correttamente inseriti in un contesto».
Quest’anno non prevede di andare a benedire a scuola: «Dipende dalle scuole, io alm­eno per ora, non ho ricevuto nessuna ric­hiesta di ripristino delle benedizioni n­egli istituti scolastici. È un argomento­ molto discusso, che tutti gli anni susc­ita diverse reazioni. Non credo che i sacerdoti debbano imporsi, devono essere i laici a chiederlo – sostiene don Carlo – ma non facciamone una crociata». Anche perché in certi casi chi contesta l’assenza della benedizione sono gli stessi genitori per i quali i figli non possono rinunciare ai mille impegni quando c’è il giro di benedizione natalizia nelle abitazioni.
E per il parroco è «una contraddizione fare polemica per le benedizioni nelle scuole, ma quando poi non si lasciano a casa i bambini quando c’è il prete che passa per la benedizione».
Quindi, un esame di coscienza se lo devono fare anche i cristiani. Questo non vuol dire arrendersi alla rinuncia alle tradizioni o al laicismo esasperato per cui le identità religiose andrebbero messe da parte. «Io sono per il presepe nelle scuole e per la difesa dei segni religiosi – sostiene don Carlo Manfredi – non gradisco quegli spettacoli di Natale in cui si racconta la storia di Cappuccetto Rosso, nascondendo quelli che sono i veri significati e simboli del Natale. Bisogna essere più determinati nella difesa delle nostre tradizioni».

La benedizione però, aggiunge il parroco di Laveno, «è un atto liturgico che va compiuto in un determinato modo. Io penso che piuttosto che impuntarsi su quello, a volte potrebbe essere più fruttuoso ed efficace organizzare una visita nelle classi, oppure portare un saluto nell’ora di religione, come già succede in diverse realtà».
Insomma, per don Carlo le tradizioni devono essere difese con buonsenso, senza forzare dove non c’è necessità: «Io penso che la benedizione natalizia non debba diventare un motivo di dissenso né tantomeno che debba essere affermata per forza anche laddove per un motivo per l’altro si è persa questa tradizione – il ragionamento pragmatico del sacerdote – non è quello il problema. È importante che all’interno degli istituti si faccia il presepe e che si facciano le recite tematiche dedicate al Natale. Non dico che devono essere “bigotte”, ma non bisogna nemmeno aver paura di dire e ricordare che cos’è il Natale nella tradizione cristiana».