Il peggio di Facebook non conosce la pietà

Il commento della nostra Simona Carnaghi sulla reazione della rete alla morte del giovane writer travolto da un treno ad Arona

Un ragazzo di 20 anni muore. Era un writer, dipengeva muri e carrozze dei treni. Sì, stava forse facendo un sopralluogo per un graffito e questo non si fa, almeno così dicono i ben pensanti. Ma la sostanza cambia di poco. Un ragazzo di quasi 20 anni muore investito da un treno e c’è chi gioisce? Ora i social saranno anche una grande opportunità , ma spesso sanno tirare fuori il peggio di noi.

Gioire per la morte di un ragazzo di 20 anni? E a farlo, tra l’altro, sono giovani come lui. Un ragazzo di quasi 20 anni è morto e qualcuno gioisce perché, accidenti, le carrozze dei treni d’ora in avanti saranno più pulite?
Ma a che punto siamo arrivati? Non ci siamo, davvero. È tutto un fioccare di “certo doveva aspettarselo”, “vedi a non rispettare le regole?”. Pazzesco. Da quando Facebook trasforma i suoi utenti fino a credersi Dio? Un giudizio universale. C’è un ragazzo morto di quasi 20 anni e tutti a dire la loro? Tacete tutti. Perché ciascuno di noi almeno una volta bevuto troppo e ha guidato un’auto. E non si fa. Si mette a rischio oltre alla propria la vita degli altri.
Ma accidenti, le carrozze del treno. Nessuno in realtà fa caso se siano coperte di graffiti o meno. Basta che il treno arrivi in orario. Ma oggi un ragazzo è morto. E ci sono persone sul web che gioiscono. Pur di essere protagonisti, al centro del dibattito, gioiscono della morte di un ragazzo con una vita e dei sogni davanti. Siamo davvero, ma davvero sicuri che i cattivi siano i writer? Loro magari sono anche fuori legge ma non ballano sul cadavere di nessuno.