Il terrore che correva sui treni. «Minacce, botte e poi la rapina»

In tribunale parlano i varesini aggrediti dalla banda che imperversava sulle Nord

«Ero da solo: quando mi hanno detto di dargli tutto, soldi e cellulari, ho detto no. A quel punto hanno tirato fuori il coltello. Mi hanno portato via tutto. Mi hanno poi dato un pugno in testa. Un mi teneva fermo con il coltello alla gola, mentre gli altri mi frugavano nelle tasche».

Comincia così il racconto choc del giovane di 22 anni di Sesto Calende, di origini lituane, che nel mese di marzo del 2015 era stato aggredito e rapinato dalla banda di nordafricani che per settimane ha imperversato sui treni della linea ferroviaria Albairate-Saronno, in particolare nella tratta tra Cesano Maderno e Ceriano Laghetto. È solo una delle tante vittime della banda di rapinatori che avevano preso di mira i pendolari dei convogli delle Ferrovienord.

In tribunale a Monza sono imputati per le rapine un paio di marocchini, Kassimi Soufiane di 21 anni e il trentenne Ben Yuobi Mouad. Il primo è stato riconosciuto da diversi testi che ieri mattina si sono avvicendati in tribunale a Monza: sarebbe coinvolto in diversi episodi con vari ruoli, mentre il secondo sembra avere un ruolo molto più marginale. «Mi hanno detto: amico – ha raccontato – non farci perdere tempo. Mi hanno strappato il giubbotto, hanno cominciato a frugarmi nelle tasche. Hanno preso lo zaino e mi hanno portato via soldi e cellulare».

Tra le vittime delle rapine a bordo dei treni ci sono stati anche comaschi e giovani della provincia di Monza e Brianza.

C’è anche un secondo varesino che ha raccontato la sua terribile vicenda: si tratta di un diciottenne di Caronno Pertusella: «Stavo andando a trovare degli amici a Cesano – ha raccontato – quando a un certo punto sul treno si sono avvicinate due persone. Mi parlavano della possibilità di acquistare della droga. A un certo punto quello seduto di fianco mi punta il coltello alla gola. Prende i soldi e se ne va. Mi hanno detto che se avessi denunciato ai carabinieri mi avrebbero aspettato davanti a casa».

Scioccante anche il racconto di un diciassettenne comasco: «Mi hanno tenuto fermo, poi mi hanno preso a calci, a pugni e a sberle e mi hanno portato via i soldi, circa una ventina di euro, e il cellulare. C’erano anche dei ragazzi che facevano da “palo”. Alcuni avevano qualcosa sul volto per coprirsi. Avevo perso sangue dalla bocca e dal naso. Ho segnalato ai carabinieri di Appiano. Sono andato in ospedale per farmi curare. Mi hanno mostrato delle foto in caserma e ne ho riconosciuti un paio».