In casa ha duemila video pedoporno

Un varesino di 51 anni finisce a processo: i filmati venivano scaricati da un sito con sede negli Usa. Li conservava in cucina e camera, nonostante non vivesse solo. Indagano Fbi e intelligente americana

– In casa gli trovano duemila video pedopornografici: varesino di 51 anni a processo. L’uomo finito nella rete di un’indagine incrociata tra la procura di Trieste e l’intelligence americana.
Il sito dal quale per anni avrebbe comprato e scaricato a pagamento immagini e filmati raccapriccianti ha infatti sede negli Stati Uniti.
I pagamenti dei “clienti” italiani, invece, venivano stornati attraverso un server triestino. La polizia postale giuliana si è accorta di quegli strani flussi di denaro. Seguendo i soldi a ritroso ha rintracciato clienti in tutta Italia, tra questi il varesino.
Nel corso dell’indagine, ovviamente, gli investigatori triestini sono risaliti al sito stesso. Scovandolo negli Stati Uniti. Ed è a quel punto che gli allarmi della speciale sezione di polizia americana e Fbi per crimini collegati alla pedofilia sono scattati.

Dall’altra parte del mondo anche gli investigatori statunitensi stavano monitorando quel sito. In Italia, nel frattempo, sono scattate le perquisizioni. E ieri mattina il varesino è arrivato a processo accusato di detenzione e utilizzo di materiale pedopornografico. Rischia da sei a 12 anni di carcere e pare essere completamente disinteressato al proprio destino.
A lui si contestano reati risalenti al 2008. Quando gli uomini della polizia postale di Varese gli sono piombati in casa su mandato dall’autorità

giudiziaria triestina, il cinquantunenne non è apparso affatto turbato.
Non ha fatto una piega. Forse perché convinto che i poliziotti non avrebbero mai trovato quei Cd, quelle chiavette e quegli hard disk sui quali aveva scaricato immagini aberranti. Gli inquirenti, invece, trovano tutto. «I supporti erano nascosti in cucina, camera da letto, studio e persino in uno sgabuzzino», ha spiegato ieri uno dei poliziotti che hanno eseguito il controllo a casa del varesino che non vive solo, ma non ha figli. Sequestrati i supporti gli inquirenti ne analizzano i contenuti. Le immagini hanno offeso e inorridito persino coloro che, per lavoro, effettuano indagini di questo tipo. Una quantità enorme di immagini e filmati. Hard disk contenenti sino a 963 filmati. Cd con 816 tra fotografie e immagini.
In tutto oltre duemila fotogrammi che inequivocabilmente ritraggono e filmano bambini e bambine tra i sei e i dieci anni costretti a compiere atti sessuali con adulti, tra loro e, in alcuni casi, con degli animali.

Un abominio tutto finito agli atti del giudice varesino che, visto l’udienza pubblica, su input del pubblico ministero che sostiene l’accusa, non ha voluto che il poliziotto chiamato a testimoniare illustrasse pubblicamente e con dovizia di particolari quello che in quei supporti è stato trovato limitandosi ad acquisire i dettagliati verbali che saranno poi oggetto di studio da parte del giudice.
Un gesto di delicatezza soprattutto nei confronti delle piccole vittime sconosciute. Tutto questo, però, al varesino sotto accusa sfugge. L’uomo non ha mai lasciato la città, riceve puntualmente tutte le raccomandate relative al suo iter giudiziario.
Ma le ignora. Non ha contatti con il difensore, non si è presentato in sede di udienza preliminare quando è stato rinviato a giudizio, non ha mai messo piede in aula durante il processo.
Non è fuggito, ma si comporta come se tutto questo non riguardasse lui.