Infermiera presa a pugni e rapinata. L’aggressore tradito dalle impronte

Incastrato l’assalitore della donna picchiata e rapinata a Cuasso al Monte dopo aver finito il suo turno di lavoro. Si cerca adesso il complice dell’uomo

– Automobilista picchiata e rapinata: l’aggressore incastrato dalle impronte digitali.
Emergono nuovi dettagli dall’ordinanza firmata dal gip di Varese

che ha portato all’arresto di, 26 anni di Brenta, arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo del reparto di Varese tre giorni fa al termine di un’indagine rapida quanto precisa. Adesso è caccia al complice; la libertà del “socio” di Orza potrebbe avere le ore contate.

Il fatto risale allo scorso 21 maggio nella zona di via Bozzonaccio a Cuasso al Monte. La vittima, un’infermiera, stava raggiungendo l’ospedale di Cuasso per iniziare il suo turno in corsia; erano le 22.15 circa quando la donna era stata aggredita da due sconosciuti a volto scoperto. Spalancata la portiera dell’auto della vittima, secondo quanto ricostruito dai militari guidati dal tenente colonnello , il rapinatore ha cercato di buttare l’infermiera fuori dall’auto. Non ci è riuscito perché la donna aveva la cintura di sicurezza allacciata. Sporgendosi dentro l’abitacolo, mentre prendeva a pugni sul viso la vittima, Orza ha però lasciato le impronte delle dita della mano sinistra e del palmo della mano destra sul vetro del finestrino della portiera. I due rapinatori hanno poi arraffato la borsa della vittima, che disperata suonava il clacson chiedendo aiuto, e sono fuggiti.

La donna, che nell’aggressione ha rimediato ferite con una prognosi di 40 giorni, ha dato una descrizione dei due aggressori. Così hanno fatto altri testimoni che hanno notato due strani individui bighellonare vicino a un’auto di colore chiaro un’oretta prima che l’aggressione si consumasse: i due stavano aspettando il momento più opportuno per agire. I carabinieri, nel frattempo, hanno composto un album fotografico con immagini di vari soggetti noti che potessero corrispondere alla descrizione fornita da vittima e testimoni.

Qui per il ventiseienne è arrivato il primo riconoscimento.
Poi è arrivata la conferma dalle impronte digitali: la “firma” lasciata sull’auto della vittima che per gli inquirenti si può spiegare soltanto così: le impronte le ha lasciate durante la rapina. Ora si cerca il complice di Orza, che nonostante non abbia un curriculum criminale efferato alle spalle, viene definito dal gip in sede di ordinanza quale “soggetto dall’alta pericolosità sociale”. Il gip non esclude che, senza l’arresto, il ventiseienne avrebbe cercato un secondo colpo.