Insulti al writer morto: «Una ferita»

Stefania Pascualon, madre di Edoardo Baccin, in tribunale per presentare querela contro un varesino. «Mi chieda scusa, le sue offese sono una stilettata al petto. Gli amici di Edo? Ora siamo una famiglia»

Insulti sui social network dopo la morte del giovane writer : i familiari ieri hanno presentato una querela contro un varesino che su Facebook ha gioito per la scomparsa del diciannovenne di Somma investito da un treno all’alba dello scorso 6 agosto ad Arona. «Quell’uomo chieda scusa. Voglio delle scuse ufficiali, pubbliche e firmate per quello che ha scritto dopo la morte di mio figlio». è la madre di Edoardo Baccin, 20 anni. Una donna minuta nel fisico ma enorme nello spirito e nel carattere. Quell’uomo che insultò suo figlio gioendo per la sua morte non lo vuole incontrare. Pretende, Stefania, delle scuse da chi «ha insultato un defunto che non aveva alcuna possibilità di difendersi».

La Digos aveva già denunciato d’ufficio il varesino, non molto più vecchio di Edoardo, e la procura di Varese si è detta subito pronta ad andare sino in fondo. La denuncia presentata dai familiari di Edoardo rafforza ulteriormente l’indagine: «Sono pronta a ritirarla se quella persona farà delle scuse pubbliche. E dovranno essere scuse sincere». La morte di Edoardo scatenò un putiferio sui social quella mattina di inizio agosto: chi ha scritto non si è

mai preoccupato del fatto che quegli insulti, che hanno offeso persino chi Edoardo non lo conosceva, erano stilettate al petto di chi lo ha amato. Ed erano in tanti. «Sono in tanti – dice Stefania – il cordone ombelicale con mio figlio non si è mai spezzato. Ma su questa sua passione, sul fatto di disegnare ad ogni costo, anche sui graffiti sui treni siamo sempre stati in conflitto. La mia contrarietà era spinta dalla paura che potesse accadere ciò che poi è accaduto».

Nella voce di Stefania le parole “cordone ombelicale mai spezzato” suonano appropriate come non mai. Una mamma, una donna, che ha perso l’amore della vita e da questo ha saputo imparare. Una forza eccezionale, la sua, che dovrebbe essere da esempio per chi utilizza i social per insultare e denigrare. «È vero, avevo riserve su alcuni suoi amici, su questo mondo che lui amava – racconta Stefania – Ebbene mi sono ricreduta. Questi amici veri sono oggi ancora tutti qui. Vengono a cena da noi, la sua fidanzata è sempre da noi. Siamo oggi una famiglia allargata. E la consolazione più grande per me oggi è questa: Edoardo ha lasciato un segno nella sua breve vita». Un segno d’amore, un segno d’arte. Arte che in tanti oggi riconoscono: la Croce Rossa nei prossimi giorni restituirà ai famigliari il pannello che Edoardo aveva dipinto per quest’istituzione. In modo che una parte di lui torni a casa. «Chi ha scritto quelle cose forse si presentava meglio di Edoardo – conclude Stefania – Forse non aveva pantaloni dal cavallo basso e cappellini. Ma questa persona dovrebbe chiedersi: chi sono io per giudicare?».