Il mondo dagli occhi dei bimbi È il Baff di Veltroni

L’ex politico al Festival con il suo docufilm dedicato al mondo dell’infanzia di oggi. Storia di sorrisi e di lacrime: «Fateli crescere»

– I bambini, questi sconosciuti. Ignorati da genitori troppo impegnati a portarli a calcio, danza e lezione d’inglese e ormai quasi emarginati in un Paese con la natalità più bassa di sempre, i più piccoli hanno poche occasioni per raccontarsi. Una di queste, riuscitissima, è “I bambini sanno”, il nuovo documentario dipresentato ieri in anteprima al B.A. Film Festival: uno spaccato illuminante sull’infanzia in Italia raccontata dai diretti interessati, 39 bambini tra gli otto e i tredici anni.

Walter Veltroni ieri pomeriggio protagonista al Baff con il suo documentario “I bambini sanno” dedicato all’infanziadei giorni nostri

Walter Veltroni ieri pomeriggio protagonista al Baff con il suo documentario “I bambini sanno” dedicato all’infanziadei giorni nostri

(Foto by Varese Press)

«E’ un’età fondamentale – ha spiegato Veltroni, politico di lungo corso con la passione dichiarata per il cinema – in cui ci si pongono i grandi interrogativi dell’esistenza: la vita, la morte, dio, la famiglia, i sentimenti». Temi sui quali gli adulti, dalla scuola ai genitori, tendono a fornire risposte. Veltroni invece si è limitato a porre domande: «Li ho incontrati nelle loro camerette perché si sentissero a proprio agio e senza la presenza dei genitori perché non fossero condizionati – ha raccontato – poi ho fatto quello che oggi non fa più nessuno: ascoltare, semplicemente».

Walter Veltroni con il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli

Walter Veltroni con il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli

(Foto by Varese Press)

Il risultato è stato accolto dalla platea dell’istituto Antonioni con applausi, risate e momenti di commozione: c’è la ragazzina che candidamente dichiara di aver avuto storie abbastanza lunghe, «anche un giorno intero» e quella che confessa di continuare a mandare messaggi al telefono del padre, perché solo la mancata risposta l’aiuta a convincersi del fatto che lui ormai non c’è più. Storie diverse, come del resto lo sono gli interlocutori: per età, etnia, religione, estrazione sociale,

storia familiare. Eppure la visione d’insieme restituisce proprio l’idea di ricomposizione delle differenze in qualcosa di unico: «Per loro il colore più bello è l’arcobaleno – ha sunteggiato il regista – le differenze ci sono, ma nessun colore è migliore dell’altro». Ed è in effetti una preziosa lezione di tolleranza sentire questi bimbi confrontarsi su religione, omosessualità, modelli familiari: una lezione che ha stupito il regista stesso, a riprova del fatto che dai più piccoli c’è molto da imparare. Anche nel dramma: stringe il cuore ascoltare il racconto del bimbo arrivato in Italia su un barcone identico a quello affondato due giorni fa nel canale di Sicilia, o del coetaneo che tanto ha aspettato di riabbracciare il padre, militare in missione all’estero o ancora del piccolo eroe che ha sconfitto la leucemia.

Ed è proprio a partire dalle prove, così dure e spietate, che l’infanzia sa porre che Veltroni ha lanciato un appello ai grandi: «Crescere. Viviamo in una società in cui gli adulti fanno di tutto per sembrare bambini e i bambini vengono adultizzati. Essere stati piccoli è bello, continuare ad esserlo a sessant’anni fa solo ridere». Quanto all’attività politica, Veltroni ha commentato così la sua posizione ormai più che defilata: «Per me è finita la stagione degli incarichi e delle responsabilità. Ma la politica non si fa solo con i ruoli ufficiali: i partigiani combattenti non andarono in montagna per diventare consiglieri circoscrizionali, ma perché volevano cambiare il mondo». Un compito, questo, che anche il cinema può concorrere ad assolvere.