La protesta del sindaco al Pirellone

Il primo cittadino di Somma “uomo sandwich” davanti a Palazzo Lombardia per difendere Malpensa. «Il decreto Lupi che favorisce Linate è una mazzata: senza il nostro aeroporto noi siamo tagliati fuori»

, sindaco di Somma Lombardo, senza paura: uomo sandwich davanti a palazzo Lombardia in segno di protesta contro il decreto Linate del ministro dei Trasporti . Con lui il consigliere comunale della città di Somma (Udc) e una decina di albergatori dell’intorno aeroportuale.

Per due ore, ieri mattina, il primo cittadino ha passeggiato in via Fabio Filzi 22, all’ingresso del Pirellone, con due cartelli al collo, sopra la fascia tricolore, attirando l’attenzione dei passanti e di alcuni consiglieri, presidenti di commissione e assessori regionali che, non conoscendolo, hanno chiesto spiegazioni del suo gesto eclatante. Pd, Cinque Stelle, Lega Nord, i partiti di riferimento dei politici che si sono fermati a parlare con Guido Colombo, sempre più fermo nella sua protesta. «Peccato non mi abbiano seguito i sindaci degli altri Comuni intorno all’aeroporto».

“Senza Malpensa, Lombardia fuori dal mondo” il titolo della scritta frontale che chiamava in causa il governatore , il presidente del consiglio regionale, i consiglieri, gli assessori. Per tutti un messaggio: «Non possiamo più limitarci a meri atti consigliari. Il nostro impegno deve essere visibile fisicamente, deve trasmettere energia». E’ quanto ha cercato di fare il sindaco di Somma, Comune di sedime aeroportuale che non vuole stare a guardare la disfatta di Malpensa. Il decreto Linate sposterà voli e compagnie aeree sul Forlanini per collegamenti con le città europee e se lo scalo del 2000 dovrà puntare a voli intercontinentali non si sa come potranno essere riempiti questi voli se diminuiranno quelli di corto e medio raggio.

«Non possiamo più stare fermi in mezzo alla strada come abbiamo fatto sino ad ora, stare fermi è molto pericoloso si rischia di essere investiti dal traffico da entrambe le parti», scrive Colombo non senza un’amara ironia diretta alla politica di entrambi gli schieramenti. «Venite tutti con me a Roma in piazza Colonna e lì rimarremo fino a quando il governo non modificherà il decreto Lupi».

Nessuna marcia su Roma né volontà di chiudere Linate, il sindaco lo precisa. Ma «è un dovere morale la difesa di Malpensa dopo 7200 posti di lavoro persi, 1200 persone delocalizzate, 200 milioni di euro spesi per la delocalizzazione e vincoli aeroportuali stringenti che pesano sui nostri territori». Il tutto per lanciare un aeroporto «a cui vengono, invece, legate le ali».

Punta a fare clamore, Colombo, non certo per sé. «Ho ricevuto solidarietà da associazioni, imprenditori, da una maggioranza silenziosa che deve soltanto alzare la testa. Forse tutti insieme ce la faremo».

Si vuole incontrare il ministro Lupi. «Ci dedichi un’ora sola del suo tempo, vogliamo parlargli, chiedergli perché i Comuni aeroportuali debbano continuare ad impoverirsi (Irpef) mentre Alitalia rapina 2 euro a passeggero per il proprio fondo di solidarietà». Un’ora sola. «Lo aspettiamo in un Comune attorno a Malpensa, oppure andiamo noi a Milano senza neanche farlo scomodare», dice Colombo. «Oppure ancora, se fosse necessario, mi iscrivo alla prossima maratona e gli parlo mentre corriamo insieme, anche se lui è allenato e di certo più bravo di me». Ma il sindaco sommese è già in corsa, con scatto.