«La solidarietà è nel cuore di Varese. Uniamoci e sapremo essere più forti»

Monsignor Luigi Panighetti guarda a chi soffre per la crisi: «Sento la difficoltà ma vedo la volontà di aiutare. E auguro a tutti noi di coltivare i valori del Natale»

Dal Prevosto di Varese l’augurio per un Natale ricco di attenzione ai più bisognosi, come per la coppia di varesini che da due anni vive in una macchina. Quella Polo blu parcheggiata in piazzale Redaelli interroga e raccoglie solidarietà di tantissimi varesini. È l’esempio tangibile di come in una città conosciuta per il suo benessere ci siano sempre più casi di persone, non stranieri, migranti, ma cittadini locali che non ce la fanno a vivere in condizioni dignitose. Ecco che monsignor , dall’osservatorio speciale delle benedizioni natalizie, ha un quadro più completo della situazione della città.

«Situazioni così difficoltose e drammatiche mi sembra di non averne incontrate durante le mie benedizioni. Certamente ce ne sono alcune che, senza ostentazione, si possono definire di difficoltà o che segnalano una fatica dal punto di vista economico e della quotidianità. Mi sembra di non aver riscontrato casi limite di questa portata». Come spesso capita chi è indigente non fa proclami, ma vive in una nascosta dignità che non vuol dire minori difficoltà. «La mia visita alle famiglie ha evidenziato come ci sia una grande varietà

di situazioni e questo era facilmente immaginabile. Esistono situazioni difficili e questo chiede a tutti sempre una grande attenzione anche in una città come la nostra che noi valuteremmo come, tutto sommato, complessivamente benestante». L’altra faccia della medaglia delle difficoltà è la spinta solidale che a Varese non manca mai e che, ad esempio nel caso della coppia che vive in macchina, si è fatta sentire a gran voce proprio attraverso le tantissime manifestazioni di disponibilità all’aiuto giunte alla nostra redazione. «Mi sembra che questo episodio dica di una spontanea solidarietà che certamente è molto positiva e, in questo caso straordinariamente utile, perché penso che abbia messo queste persone in condizioni di avere delle cose ordinarie che forse non si potevano neanche più permettere, per quanto fossero ordinarie». Da quanto abbiamo dato la notizia i varesini hanno preso d’assalto i nostri canali sociale, il nostro indirizzo mail e il nostro centralino. #Vaiutaciadaiutare è l’hashtag per scatenare la raccolta fondi che ci vede in prima linea al fianco dei City Angels per dare una casa ai due varesini.

«È stata una gara di solidarietà molto spontanea e certamente positiva. È chiaro che questo di per sé non penso possa risolvere il problema. Un problema che compete alle istituzioni, ma compete in realtà, secondo me, a una rete solidaristica che la città deve sempre più mettere a punto, usando delle risorse pubbliche come iniziative e proposte di associazioni private che si inseriscano in maniera armonica. Forse la difficoltà è proprio quella di tenere una regia reale rispetto alla situazione di bisogno per evitare che vi siano vuoti o lacune o che si scivoli in doppioni». Una rete di solidarietà che veda operare insieme istituzioni e privati e la Chiesa intanto continua a fare la sua parte cercando di essere sempre più efficiente. «Dal punto di vista ecclesiale mi pare che il tentativo che le parrocchie di Varese stanno facendo per gestire in maniera più unitaria e più complessiva un loro intervento rispetto ai temi di solidarietà e bisogno sia una riflessione molto seria». «Mi auguro ci siano, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, dei risultati tangibili in questo senso, perché penso che mettere in rete tutte le risorse delle parrocchie e delle comunità cristiane aumenterebbe precisione ed efficienza dei servizi offerti».E poi non può mancare un pensiero per l’imminente Natale: «Ai varesini auguro sicuramente “Buon Natale”. Per rimanere un po’ nella linea di quanto detto, è un augurio perché tutti coloro che possono mettano sempre più a disposizione e in rete le risorse in chiave solidaristica».

Un Natale che è per tutti: «Il “Buon Natale”, anche per uno che non condivide la fede cristiana, significa diventare sempre più partecipe di quei valori, squisitamente umani, che il Natale propone». Una buona abitudine, quella della solidarietà, da coltivare perché diventi un circolo virtuoso che caratterizzi «sia la nostra comunità ecclesiale, ma anche della nostra comunità civile. Penso questa possa essere una risorsa disponibile e possibile, che in questo modo diventa un bene per tutti».