La tomba del Faraone? Ricostruita a Villa Toeplitz

Riproduzione meticolosa della tomba di Pashed, l’artista del faraone. La mostra è già stata in sette musei, totalizzando sempre grande consenso

Si entra in Villa Toeplitz, si esplora il museo Castiglioni e si viene catapultati nel 1500 a.C, nella Valle dei Re
Il viaggio nel tempo diventa davvero emozionante varcando l’ingresso della tomba di , l’artista del Faraone.
«Siamo di fronte a una riproduzione, ma il cui effetto è più realistico di alcuni reperti originali che sono conservati al Museo Egizio di Torino. Il visitatore vive le stesse sensazioni che si provano in Egitto, visitando una camera funeraria vera» dice , egittologo e membro dell’Accademia delle Scienze di Torino, che ha collaborato alla realizzazione dell’opera come consulente scientifico.

Pashed – nome che si traduce con Salvatore – fu l’artista di Deir el-Medina che lavorò alla costruzione delle tombe del Faraone. Gli operai si mettevano al lavoro quando saliva in carica il Faraone e andavano avanti fino alla sua morte. L’esigenza di dilatare la consegna dell’opera, unita all’importanza che veniva data alla morte, dava risultati meravigliosi. Tanto è vero che ancora oggi, entrando in una camera funeraria egiziana, si rimane investiti da sensazioni che rimandano a qualcosa di antico e di nuovo insieme.

«Perché le tombe parlavano del passato del defunto, ma erano rivolte al futuro, al viaggio da intraprendere dopo la vita terrena» dice lo studioso.
La tomba di Pashed può essere letta come un libro. , curatrice della mostra ed egittologa, ieri ha spiegato come interpretarne la simbologia. Il cielo ricorre spesso: è una linea orizzontale, con due piccoli triangoli alle estremità. Ogni tanto sulla linea vi sono appoggiati vasi, che simboleggiano i doni.
Nella tomba c’è anche il ritratto di Pashed, con i suoi genitori con i capelli bianchi e brizzolati. Vi si trovano diversi volti di profilo, così come imponeva il codice estetico dell’epoca. Ma c’è anche un primo piano frontale, più raro. Sul soffitto vi è il testo dei Libri dei morti.

Per realizzare una tomba così fedele all’originale sono state prima scattate numerose foto nella camera funeraria vera. Queste sono state stampate su fogli di gelatina a rullo. Le immagini sono poi state “tatuate” a grandissima definizione sulle pareti di legno della camera funeraria, quindi irrorate con polvere di quarzo per farle assomigliare alla pietra. Il processo è stato curato da , un artigiano del legno «nelle cui mani è come se vivesse un vero egiziano» ha detto Avanzo.
La mostra è già stata in sette musei, totalizzando sempre grandi numeri di pubblico. È aperta da giovedì a domenica, dalla 10 alle 19. L’ingresso costa 7 euro, i bambini da 5 a 10 anni ne pagano 5.