Luciano Soma tace davanti al gip

In sede di interrogatorio di convalida l’ex coordinatore dei giudici di pace di Varese arrestato dieci giorni dagli investigatori della Digos della polizia di Stato di Varese, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

«La vicenda è molto complessa – spiega l’avvocato , difensore di Soma – Avremo bisogno di tempo per studiare gli atti».

Non è escluso che Soma possa chiedere più avanti di essere ascoltato dal pubblico ministero di Brescia , che ha chiesto e ottenuto l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari al termine di un’indagine durata due anni.
È possibile che nella strategia difensiva di Soma si sia preferito attendere l’esito del ricorso presentato al tribunale del Riesame con il quale Piccinelli ha chiesto l’immediata scarcerazione del suo assistito: «Non vi è alcuna ragione per applicare una misura di custodia».


Soma comparirà davanti al Riesame martedì: tra quattro giorni dunque l’udienza sarà discussa. Soma ha anche depositato un’istanza di decadimento dalle sue funzioni di coordinatore dell’ufficio del giudice di pace. Si è autosospeso in sostanza «per garantire serenità all’ufficio».
L’auto sospensione potrebbe giovare in sede di Riesame. Soma è accusato di molestie sessuali nei confronti di una ventina di avvocatesse, falso ideologico, truffa ai danni della Stato e abuso d’ufficio. Reati compiuti, per l’accusa, in seno all’ufficio che l’ex coordinatore ha guidato per 14 anni. Autosospendendosi Soma di fatto limita di molto il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Perché se tornasse libero non tornerebbe comunque in quell’ufficio. In seguito l’ex coordinatore potrebbe chiedere al pubblico ministero di essere ascoltato dando la sua versione dell’accaduto.

Secondo l’accusa Soma avrebbe palpeggiato e molestato una ventina di avvocatesse. Tante sarebbero le vittime presunte che hanno denunciato o confermato quali persone informate dei fatti quanto da anni, sempre secondo la procura di Brescia, avveniva in quegli uffici. Avvocatesse che avevano paura a fare il loro lavoro o che si facevano accompagnare dai colleghi maschi quando dovevano andare nell’ufficio dell’ex coordinatore. Sempre secondo l’accusa Soma avrebbe anche chiesto a un’avvocatessa, un vice procuratore onorario e a una collega, di scrivere alcune sentenze al suo posto. Nel caso della sola avvocatessa in cambio di una piccola somma di denaro. Le indagini della Digos non sono comunque chiuse. Già sette mesi fa la procura aveva chiesto una proroga d’indagine in virtù della delicatezza e della complessità della vicenda.